Renzi accerchiato attacca il Pd: "Basta coi tiri al piccione"
Il sindaco di Firenze furioso con i capicorrente, che ostacolano la sua corsa. E a Letta: "Datti una mossa"
Matteo Renzi rischia di fare la fine del sorcio. Stretto tra un governo di larghe intese che mal sopporta e un partito, il suo, impegnato a spezzare il capello pur di ostacolare la sua corsa a Palazzo Chigi. Senza contare il bunga bunga fiorentino che sta travolgendo Palazzo Vecchio. Insomma, Renzi sa di essere accerchiato, sente che il treno sta per passare e che lui a bordo ancora non c'è. Così, dopo qualche giorno di silenzio, il sindaco di Firenze torna ad attaccare i "capicorrente". Lo fa dal suo blog. L'incipit è un inno all'ego, al suo ovviamente, un lunghissimo elenco di cose fatte per Firenze. Le regole ci sono già, vanno applicate - Scorrendo il testo, però, la melassa cede il posto al fiele: "Sembra che il principale problema del centrosinistra sia sapere se mi candido alla guida del Pd o meno. Interessante notare come il Corriere della Sera, ad esempio, schieri due firme prestigiose e autorevoli sullo stesso argomento con opinioni antitetiche. Ho grande autostima, ma continuo a pensare che ci siano problemi un po' più seri del mio futuro". Ma non è finita. Continua Renzi: "Il Pd deve affrontare i problemi degli italiani, non giocare con le alchimie delle regole (che peraltro ci sono già, basta applicarle!)". Prima stoccata ai vertici di Largo del Nazareno. Tiro al piccione contro di me - E ancora: "Ho parlato di questo una sola volta, un mese fa: intervenendo all'iniziativa di Repubblica ho chiesto al "traghettatore" Epifani di fissare la data del congresso (Guglielmo #fissaladata). Non ho ricevuto per il momento nessuna risposta, ma so che a Roma hanno fatto una commissione. Vorrà dire che noi aspetteremo la fine dei lavori", scrive sarcastico. Quindi infilza i dirigenti, l'apparato: "In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io sinceramente non ho molta voglia di fare il piccione". Il tradimento di D'Alema - In effetti, a Renzi la situazione sta sfuggendo di mano. Conosce i suoi nemici - il poker Bersani-Epifani-Letta-Franceschini, tra i quali vige un patto di ferro per puntellare partito e governo - ma non i suoi amici: Massimo D'Alema, ad esempio, con cui l'ormai ex-rottamatore avrebbe stretto un patto di ferro per blindare la sua candidatura a Palazzo Chigi. Un patto che, evidentemente, si è rotto. Baffino, infatti, stamattina ha fatto intendere che le regole dello Statuto potrebbero cambiare, eventualità che Renzi vivrebbe come una coltellata. In base alle regole vigenti, il segretario diventa automaticamente il candidato premier. E' quello che vuole Renzi: in tal modo, Letta, impegnato a governare, sarebbe fuori dei giochi. D'Alema, però, ha un'idea diversa: le regole, come già successo per Renzi ai tempi della competizione con Bersani, si possono cambiare. Se a ciò si aggiunge che in molti, all'interno del Pd, tramano per rinviare il congresso del partito, previsto ad ottobre, ben si capisce il nervosismo di Renzi.