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Abolire i senatori a vita, i lettori di Libero stanno con Giordano

Mario Monti

Eliana Giusto
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Abolire i senatori a vita. Dopo la morte di Margherita Hack, che "si è tolta naturalmente dalla corsa al seggio, evitando così di passare dalle sue amate stelle alle stalle del Palazzo", ha scritto Mario Giordano su Libero, non ha più senso l'istituto del senatore a vita. Prima, dice Giordano, "c'era stata l'era dei pannoloni for Prodi", che hanno prolungato di due anni l'agomni di un governo natto dalla coalizione di 13 partiti (da Mastella a Bertinotti, da Dini a Turigliatto); poi ci si è messo Mario Monti "che ha trasformato la nobile investitura in una specie di bancomat: per accettare la nomina a presidente del Consiglio, infatti, ha preteso dal Capo dello Stato uno stipendio assicurato dai contribuenti per il resto  della sua esistenza". Senza calcolare il fatto che, con la nomina di Monti a senatore a vita, Giorgio Napolitano, con un colpo di mano, ha di fatto destituito un governo democraticamente eletto e mai sfiduciato, esautorando le prerogative del Parlamento. Per farla breve, la carica di senatore a vita, da onorifica, si è prestata a strumentalizzazioni e forzature politiche di una certa rilevanza. Insomma, coem dice Mario Giordano senza troppi giri di parole, "l'istituto del senatore a vita è stato progressivamente sputtanato". L'opinione dei lettori - Insomma, ci chiediamo, ha davvero senso nominare nuovi senatori a vita? Secondo Libero no, e pure i lettori sembrano d'accordo. Costano troppo, prendono pensioni d'oro, non servono a nulla. Questo è quello che viene fuori dai commenti. "Abolire i senatori a vita sarebbe un ottimo passo per il risparmio economico", scrive Paulpogba: "Per eliminare Imu sulla prima casa ed Iva, bisogna poi eiminare i parlamentari, ridurre le maxi-pensioni". Di più, commenta Pclaudio, "quello dei senatori a vita è un istituto incompatibile con la democrazia". Si chiede: "Quale altro ordinamento costituzionale contemporaneo degno di nota prevede l'immortalità politica ed economica? Nessuno. Solo il nostro, quello che grandissime personalità (grandissimi paraculi), da Scalfaro a Benigni, definirono e continuano a definire la Costituzione più bella del mondo. Certo, la più bella per loro, che di essa campano. All'estero, però, nessuno s'è mai sognato di copiarla, e in oltre sessant'anni di storia repubblicana c'è valsa soltanto malgoverno e privilegi di casta". Ma questi sono i commenti più moderati. C'è chi li manderebbe volentieri in "qualche ospizio per vecchi". Achille Corbetta, dipendesse da lui, andrebbe anche oltre: "Non solo quelli a vita, tagliare anche tre quarti di quelli che stanno seduti a dormire in senato". Qualcuno sottolinea come basta solamente attendere un po' di tempo, tanto ci penserà Monti: "Mi pare che, col suo tocco di Mida all'incontrario, ci sta già pensando Monti: sono rimasti in due, da setto o otto che erano quando è arrivato il nostro ex premier...". Un referendum - Per questo Amos Baldin Encol, propone un "referendum sul tema" e si dice convinto che solo allora "di senatori a vita non ci sarebbe più nemmeno l'ombra. Il presidente Napolitano questo lo sa quindi come è stato capace di regalare un senatorato del tutto immeritato a Monti può anche trovare la via per l'abolizione dell'istituzione futura e pregressa". Certo, non tutti i lettori sono così ottimisti e pur auspicando un cambiamento in questo senso, non credono possa essere possibile: "Giustissimi appelli", dice in un altro post Pclaudio, che però "rimarranno inascoltati in quanto Napolitano non vorrà privarsi del piacere di ficcare la mani nelle tasche degli italiani". Premesso che pare un tantino esagerato dare la colpa al solo Napolitano, c'è da dire che nessuno, o quasi, deii presidenti della Repubblica è riuscito a resistere alla tentazione di nominare i propri senatori a vita. Cossiga, addirittura, si spinse ad un'interpretazione estensiva del potere di nomina (che recita: presidente della Repubblica può nominare cinque senatori a vita per aver "illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario"): mentre per prassi, infatti, il numero di cinque senatori a vita era inteso come totale dei senatori a vita nominati in carica in un dato momento, Cossiga dal canto suo ne nominò cinque, nonostante in Parlamento ci fossero già. Sia come sia, e senza bisogno di un referendum, l'abolizione dei senatori a vita sarebbe una riforma a costo zero. Anzi, non sarebbe nemmeno una riforma. Spiega Giordano nel suo articolo per Libero: "La prima riforma della Costituzione si può attuare senza nemmeno bisogno di fare una legge costituzionale. Anzi, senza bisogno di fare una legge tout court: basta, semplicemente,  evitare le nomine. Non farle".

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