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Grasso parla da premier: "La priorità è la riforma elettorale. Il Pdl? Possibili altre maggioranze"

Pietro Grasso

Il presidente del Senato a gamba tesa: "Meglio tornare subito al Mattarellum, poi si vedrà. Le fibrillazioni di Berlusconi? Non è detto che Napolitano faccia tornare al voto"

Giulio Bucchi
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Qualcuno dica a Piero Grasso che, almeno per questa volta, il treno per Palazzo Chigi è passato. Evidentemente, il presidente del Senato o non se n'è accorto oppure ci spera ancora, visto che la sua intervista su Repubblica sembra quella di un premier. L'ex capo della Direzione nazionale antimafia si scatena e detta l'agenda al governo, entrando a gamba tesa - lui, eletto con il Pd - sulle proposte del Pdl. E la reazione, dal centrodestra, arriva immediata. "Priorità è la legge elettorale" - Prima delle riforme istituzionali, compresa quella della giustizia, va fatta una nuova legge elettorale. Magari tornando al Mattarellum, soluzione "meno complessa e più rapida", spiega Grasso svicolando dal proprio ruolo super partes. "La necessità delle riforme è non negoziabile" e serve un'accelerazione sulla legge elettorale, finita in queste settimane decisamente in ghiacciaia. Farla "subito", con legge ordinaria, "su una strada del tutto separata e indipendente dal pacchetto delle riforme", è l'invito del presidente di Palazzo Madama. Poi, aggiunge, quando l'iter della riforme sarà chiuso, si potrà intervenire con una legge elettorale ad hoc. Quanto alle fibrillazioni del Pdl sulle questioni giudiziarie di Silvio Berlusconi e sulla giustizia, Grasso osserva: "Esprimersi dentro una coalizione come una forza di opposizione al governo è quanto di più deleterio possa realizzarsi".  "Altre maggioranze possibili" - Grasso sente aria di elezioni anticipate e forse per questo manda un avvertimento, decisamente poco amichevole, a Berlusconi e al Pdl tutto: "Nel caso in cui venisse meno la fiducia a questo esecutivo, sono certo che Napolitano non escluderà alcuna possibilità per altre possibili coalizioni". Le altre possibili coalizioni, in realtà, sono una sola: Pd-Sel-M5S (perlomeno, i dissidenti sempre più numerosi tra i grillini). Vale a dire, il vecchio sogno di Pierluigi Bersani (l'uomo che impose Grasso al Senato) e l'incubo sempre attuale del Cavaliere. Proprio su questo punto il Pdl si scalda: "Grasso dimostra essenzialmente che l'assemblea del Senato è presieduta da un esponente politico che non sa distinguere l'ambito delle proprie specifiche responsabilità istituzionali da quelle di ordine politico", attacca duro il coordinatore azzurro Sandro Bondi. "Lasciare intravedere o addirittura minacciare, da parte del presidente del senato, l'insediamento di una maggioranza diversa da quella che sostiene oggi il governo Letta, testimonia della volontà di svolgere un esplicito e forte ruolo politico che è incompatibile con la funzione istituzionale di presidente di un ramo del Parlamento". La domanda a questo punto è obbligata: era il caso di aprire un altro fronte nella maggioranza già traballante? Il buonsenso direbbe di no. Molti, soprattutto nel centrosinistra, sono però di parere opposto.

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