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Il disastro della società civile:da Santoro a Idem e Battiato

Battiato, Idem, Santoro e De Magistris

Giornalisti, toghe, tecnici: tutti i flop dei "prestati" alla politica. Nella lista anche la Gruber, vecchioni, De Magistris e i "montiani"

Sebastiano Solano
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Con le dimissioni di Josefa Idem il mito della 'società civile' subisce un altro duro colpo. Scelta da Enrico Letta perché vincente, onesta, sportiva, insomma perché conosciuta, prima di andarsene (o di essere cacciata?) ha provato a giustificare il mancato pagamento dell'Ici sulla prima casa affermando di non occuparsi delle finanze familiari perché "sempre in canoa", oltre ad "esigere che le si creda" perché ha "vinto tante medaglie". A modo suo, è stata coerente: è stata scelta per meriti sportivi e sfruttando proprio quelli ha tentato di giustificarsi.  I giornalisti - Ma la Idem non è la prima campionessa della società civile ad abbandonare anzitempo i palazzi del potere. Prendete Michele Santoro: senza programma alla Rai, si candida alle Europee del 2004, viene eletto e un anno dopo si dimette, tradendo il mandato degli elettori. L'anno successivo, infatti, il paladino giustizialista torna in sella alla Rai, al timone di Annozero. La lista dei giornalisti prestati alla politica e poi tornati all'ovile è interminabile: da Lilli Gruber al caso più recente di Sandro Ruotolo, che è passato da Servizio pubblico alla Rivoluzione civile di Antonio Ingroia per poi tornare da Santoro. Il tutto in soli tre mesi: un record. Con tanti saluti alla deontologia professionale e all'imparzialità dell'informazione. E che dire di David Sassoli? Per anni volto del Tg1 della sera (il più seguito e, in teoria, il più equilibrato), qualche hanno fa si è buttato in politica. Con chi? Con il Pd, of course. Lo stesso percorso di Massimo Mucchetti, penna de Il Corriere della Sera.  Il jet set -  Dal giornalismo allo spettacolo, poco cambia. Tanti i cantanti, ad esempio, prestati alla politica: Franco Battiato è stato silurato nel giro di poco più di un mese per le frasi sulle "puttane in Parlamento". Roberto Vecchioni, che chiuse con un concerto la campagna elettorale di Giuliano Pisapia a Milano, venne scelto da Luigi De Magistris come presidente del Forum delle culture a Napoli. Inutile dire che dopo poche settimane fece le valigie. Il mito della società civile, insomma, è poco meno di una leggenda raccontata male. A sdoganarla definitivamente, e anzi a farne una medaglia da esibire sul petto, è stato Walter Veltroni con il suo celebre (soprattutto grazie a Maurizio Crozza) "ma anche". Ricordate? Un imprenditore di qua e un operaio di là, un laico sopra e un cattolico sotto. Risultato? Un fallimento, elettorale prima e parlamentare poi: nessuno ricorda atti particolarmente degni di nota dei vari Matteo Colaninno o Antonio Boccuzzi.  Tecnici e toghe - Volendo, nella categoria "società civile", rientrerebbero anche le toghe poi passate alla politica: Michele Emiliano, Luigi De Magistris, Antonio Ingroia, Felice Casson. Tutti, rigorosamente, candidati nelle fila della sinistra, con annessi retropensieri sull'imparzialità esercitata nella precedente vita professionale. Per non parlare dei tecnici: una tragedia, di cui ancora gli italiani portano i segni, che ben spiegano come tra la teoria dei libri e la 'sporca politica' quotidiana la differenza sia abissale. Da Elsa Fornero a Vittorio Grilli, fino a Francesco Giavazzi (penna-gemella di Alesina al Corriere), che da anni critica la politica economica dei vari governi ma che quando si è trovato, chiamato da Monti, a dover mettere in atto una seria spending review ha fallito miseramente nell'intento. Insomma, la società civile è niente più che una bufala: come tante altre ma più pericolosa (per gli italiani). Come dire: a ciascuno il suo.

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