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Pd, no all'elezione della Santanchè alla vicepresidenza della Camera. Epifani a Letta: "Non reggiamo"

Daniela Santanchè

Il Partito democratico salta sulla nomina della pasionaria: slitta tutto. Il segretario: "La base è in rivolta, vuole il divorzio dal Pdl"

Giulio Bucchi
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Veto democratico su Daniela Santanchè. In ballo c'è la vicepresidenza della Camera, e il Pd s'impunta: "No, lei no". La poltrona (rotante) spetterebbe agli azzurri, visto che il precedente vicepresidente di Montecitorio era Maurizio Lupi, poi diventato ministro. L'elezione della pasionaria era prevista per oggi, mercoledì 26 giugno, ma il pressing del centrosinistra ha fatto slittare tutto a martedì prossimo (se tutto va bene). Il motivo è semplice: nominare la Santanchè in questo momento, a pochi giorni dalla sentenza Ruby contro Silvio Berlusconi, potrebbe apparire come un gesto "troppo" distensivo da parte dei dem nei confronti del Cavaliere. La Santanchè, d'altronde, ha sferrato alle toghe gli attacchi tra i più duri, prima e dopo il verdetto, tra le fila del Pdl. Nella tagliola del veto c'è rimasto incastrato anche il democratico Francantonio Genovese, designato segretario d'aula. Pippo Civati l'ha promesso: lui non voterà Daniela. "Purtroppo - afferma critico - nel Pd c'è ormai una quota solida di parlamentari, intorno ai 100, appassionata di questo governo, a cui piace anche l'esperimento antropologico: in realtà, tutti gli altri sono a disagio". Beppe Fioroni tranquillizza i rivoltosi: "Ma quando mai! Se fosse candidata la Santanchè, il Pd voterebbe scheda bianca". La questione, però, resta apertissma. Gli avvertimenti di Epifani a Letta - Ed è in fondo quella prospettata dal segretario Guglielmo Epifani al premier Enrico Letta, nel suo faccia a faccia di martedì pomeriggio. Il messaggio dell'ex leader Cgil è chiaro: per ora, il governo regge. Ma se il Pdl continua nel suo attacco alla magistratura, scoppia tutto. "La nostra base è già in fermento e vorrebbe il divorzio breve dal Pdl", queste sarebbero state le parole di Epifani a Letta secondo il Corriere della Sera. L'impressione, matura da un paio di giorni, è che a sinistra si cerchi un pretesto ogni giorno per tirare la corta e mollare Berlusconi. Prima gli F35, poi la giustizia (come se il processo Ruby fosse il primo e unico guaio del Cav), ora la Santanchè. "Non sarà Berlusconi a decidere le sorti del governo - avrebbe avvertito il segretario -, ma sappi che noi possiamo reggere fino a un certo punto. Oltre, non ce la facciamo". Basterà il faccia a faccia tra Letta e Cavaliere a mettere il tappo all'insofferenza dei democratici? di Claudio Brigliadori

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