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Altri soldi ai film italianiper salvare i registi rossi

Nanni Moretti

Il governo vuole introdurre il modello francese dell'eccezione culturale: cinema e spettacoli fuori dagli accordi di libero scambio con gli Usa

Andrea Tempestini
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«Exception culturelle»: già dal nome capisci che è qualcosa di alto e nobile. Spiegata dalla élite al volgo, poi, sembra ancora più bella: ti dicono che la cultura non è un prodotto come gli altri, non è equiparabile a un fanale per automobili; la cultura è l'anima di un popolo e i popoli si colonizzano cambiando la loro cultura. Il problema, come sempre con le idee, è quando scendono dall'empireo per farsi concrete. E la exception culturelle e i suoi sostenitori sanno essere concretissimi: puntano dritti ai soldi. Quelli dei contribuenti e dei consumatori. In cambio promettono di limitare la libertà di scelta: l'allocazione delle risorse non è decisa dal botteghino, simbolo del gretto capitalismo e metafora dei gusti plebei del pubblico, ma in base a criteri autarchici, gestiti dalla classe politica. La casta dei cinematografari (pardon, dei baluardi della cultura nazionale), gratificata, sentitamente ringrazia. (...) Come spiega il vicedirettore di Libero, Fausto Carioti, sul quotidiano in edicola sabato 15 giugno, piovono altri soldi per i film italiani. Obiettivo? Salvare i registi rossi. Il governo infatti vuole introdurre il modello francese dell'eccezione culturale: cinema e spettacoli fuori dagli accordi di libero scambio con gli Stati Uniti. Il ministro Bray ha parlato in modo lusinghiero della fattispecie, sottolineando che "la nostra creatività va difesa". A spese nostre. Leggi l'approfondimento di Fausto Carioti su Libero di sabato 15 giugno

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