Imu e Iva, il governo vuota il sacco:i soldi per evitarle non ci sono
Dopo il collega allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, che ieri era stato fischiato dai delegati di Confcommercio quando aveva balbettato "mi piacerebbe dirvi che l'aumento dell'Iva sarà scongiurato, ma...", oggi è toccato al ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni ammettere ufficialmente in Senato che i soldi per scongiurare l'aumento dell'aliquota dell'Imposta sul valore aggiunto dal 21 al 22% (previsto dal 1 luglio, cioè tra 15 giorni) e per abolire l'Imu non ci sono. Le risorse per eliminare l'uno (aumento Iva) e l'altra (tassa sugli immobili) sono "non rinvenibili" ha detto il titolare del dicastero dell'Economia. Cioè: gli otto miliardi (2 per l'Iva e 2 per l'Imu quest'anno, più altri 4 per il 2014) non ci sono. Punto e basta. La coperta è corta e per allungarla a coprire Iva e Imu bisognerebbe "scoprire" qualche altra tassa. Con esiti tra l'altro incerti sul gettito. E proprio il flop del gettito Iva è una delle concause del "buco" che impedisce ora al governo di mantenere la parola data agli italiani. Da quando, infatti, l'aliquota è passata dal 20 al 21% si è assistito a una contrazione delle entrate derivanti dall'Imposta pari al 7% (unico caso al mondo, forse, di tassa aumentata che "produce" meno incassi). Ora il governo ha già iscritto a bilancio per l'anno in corso i quattro miliardi di gettito annuo aggiuntivo che (almeno sulla carta) è previsto debbano arrivare dall'aumento dell'aliquota. E, soprattutto, sono una "clausola di salvaguardia" chiesta dall'Europa, uno dei compiti a casa imposti a Roma tramite il governo Monti nel momento peggiore della crisi dello spread. Non possono, quindi, essere semplicemente cancellati. Il ministro ha balbettato la possibilità che lo scatto al 22% venga posticipato di tre mesi, all'autunno. Cosa che avrebbe un costo di un miliardo (che dovrebbe essere comunque reperito nei prossimi quindici giorni). La verità è che la partita è ormai data per persa, tanto che poco più tardi, nel corso della registrazione della puntata di "Porta a porta" il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ha ammesso che "fra 16 giorni, senza che il governo faccia nulla visto che è stato un provvedimento già deciso dal precedente esecutivo, noi avremo l'Iva aumentata di un punto dal 21 al 22%. Lo ho già detto nella mia assemblea più difficile, quella della Confcommercio e lo dico ora. In questo momento soldi per evitare l'aumento dell'Iva nel bilancio dello stato non ce ne sono". L'esecutivo pare ormai già teso a evitare che gli italiani, dopo il 31 agosto, si trovino a pagare l'Imu, per giunta in una rata unica. Se anche quell'obiettivo dovesse essere mancato (servono altri quattro miliardi), è chiaro che a settembre il governo andrebbe gambe all'aria, avendo mancato i due principali impegni assunti verso i cittadini. Ma Silvio Berlusconi e il Pdl avevano puntato forte già sul non aumento dell'Iva. E con Letta erano stati categorici: lo slittamento non ci basta, deve restare ferma dov'è. Cosa decideranno di fare gli (ormai ex) inquilini di via Dell'Umiltà? E' tenendo botta su temi come Iva e Imu che gli azzurri hanno accumulato quel "tesoretto" di voti che li ha trasformati nel primo partito d'Italia in tutti i sondaggi degli ultimi mesi. Aspettare troppo Letta, Saccomanni & Company potrebbe avere effetti devastanti sul consenso (un primo segnale lo si è, forse, avuto già alle ultime amministrative). I falchi premono, ma mandare il governo all'aria potrebbe avere effetti pesanti e imprevedibili sul Popolo della libertà, in un momento in cui già il partito è in ebollizione.