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Si parla del bersagliere uccisoMa la Camera è deserta

Il ministro della Difesa Mauro: profonda amarezza vedere l'Aula vuota a fronte della gravità di quello che è successo

Lucia Esposito
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Si ricordava Giuseppe La Rosa, il capitano dei bersaglieri di 31 anni ucciso in afghanistan sabato scorso. Ma l'Aula di Montecitorio era deserta. Il ministro della Difesa Mario Mauro ha espresso la sua amarezza. "A fronte della gravità di quanto accaduto, nel vedere quest'aula vuota. Credo che sia a un fatto come questo che siamo chiamati a guardare se vogliamo comprendere il nostro compito e il senso della nostra missione". Il ministro ha poi precisato che, nonostante la rivendicazione dei talebani dicesse che l'autore del gesto era stato in ragazzino, in realtà si è apportato che a uccidere è stato un ventenne.  Atto terroristico - Quello messo a segno sabato scorso contro i militari italiani in Afghanistan "è stato un atto terroristico, accuratamente preparato, che ha goduto della complicità di alcuni civili presenti sul posto e, forse, di un poliziotto, portato a compimento da un adulto particolarmente determinato". ha spiegato il ministro davanti a pochissimi parlamentari. Mario Mauro ha parlato di "un'azione di vera e propria guerra psicologica, laddove è stata diffusa l'informazione che l'attentatore fosse un bambino di 11 anni, facendo percepire quasi un atto eroico e di partecipazione popolare". Invece è stato "un giovane, di età valutata di circa 20 anni, barba corta, vestito in abiti marroni, tipici degli adulti locali" a lanciare sabato scorso l'ordigno che ha provocato la morte del maggiore dei bersaglieri Giuseppe la Rosa e il ferimento di altri tre militari italiani.    L'impegno italiano - Contribuire alla sicurezza intenazionale significa contribuire alla sicurezza del nostro Paese". Lo ha affermato il ministro della Difesa, Mario Mauro, in aula a Montecitorio. "L'impegno dell'Italia per la gestione delle crisi internazionali - ha ricordato il ministro - è un pilastro fondamentale per la politica estera e difesa del nostro Paese. E' nel nostro interesse concorrere alle decisioni della comunità internazionale, ed è anche un nostro diritto perchè le conseguenze di queste scelte ricadono sul nostro Paese. L'Italia - ha concluso - ha un dovere di serietà e lealtà nell'ambito delle relazioni internazionali, a cui non si può venir meno se non pagando un altissimo prezzo; ma intende rimanere un partner affidabile

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