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Berlusconi, e il futuro del PdlIl piano di Forza Italia bis fa litigare gli azzurri

Lucia Esposito
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Il momento della verità arriverà stasera, (mercoledì 12 giugno)  quando Silvio Berlusconi (il cui ritorno nella Capitale è atteso per la mattinata di oggi) riunirà lo stato maggiore del Popolo della libertà per fare il primo punto all'indomani della disfatta delle elezioni amministrative. Il tema sul tavolo, però, più che il risultato dei ballottaggi sarà un altro. Ovvero il vagheggiato ritorno a Forza Italia: la suggestione - come spesso capita nei momenti di difficoltà - è tornata  a fare capolino tra i pensieri del Cavaliere, e già solo per il fatto di essere rispuntata ha innescato una grandissima fibrillazione all'interno del partito. Anche perché cosa covi nella testa del Cavaliere è ancora ignoto. Della sospirata svolta si sa solo che è maturata durante i conciliaboli del week end tra Berlusconi ed i fedelissimi Denis Verdini, Daniela Santanchè e Daniele Capezzone, e che passa per una rifondazione del partito nello spirito e nelle strutture. Tant'è. E tanto basta a far salire la temperatura nel partitone a livelli equatoriali. Il punto è che si va riaprendo la faglia - che del tutto non si era mai ricomposta - tra le due anime del partito, con l'ala moderata e governista da una parte e quella più radicale e malsofferente le larghe intese dall'altra. Il timore dei primi è che uno scossone di tale portata impresso al corpaccione del partito non possa che avere ripercussioni le più impensabili, e che l'effetto domino destabilizzante possa arrivare fino a Palazzo Chigi. I secondi, che per dissipare questi timori fanno ben poco, vedono nella debacle alle amministrative la prova di un incipiente appannamento del Pdl (causato primariamente dalle larghe intese) e vedono minacciato anche il tesoretto di consenso che rende, ancora oggi, il Pdl primo partito nei sondaggi nazionali.. Nel suo articolo in edicola oggi, mercoledì 12 giugno, Marco Gorra sottolinea come un altro nodo da affrontare sia quello di Angelino Alfano nella sua doppia veste di vicepremier e segretario del partito: e su questo Berluscono non vuole sentire ragioni, al massimo è disposto a concedere la ristrutturazione della troika di coordinatori da qualche mese orfana di Ignazio La Russa.  Sullo sfondo ci sono le proccupazioni per i processi con la data del 19 giugno (quando la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi sul lgittimo impedimento negato all'allora premier per un'udienza del processo Mediaset si avvicina) e un verdetto contrario potrebbe avere effetti sul governo. sono come le ciliegie: una tira l'altra.

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