Bersani prepara la vendetta: ecco il piano per far fuori Renzi e D'Alema
Tempo di riposizionamenti in casa Pd. Se nell'infuocata corsa per le Primarie Massimo D'Alema era il bersaglio numero uno della campagna della rottamazione di Matteo Renzi, ora il riavvicinamento tra i due può dirsi completo. Baffino è infatti diventato il maggiore sponsor del Sindaco di Firenze, della sua scalata a Palazzo Chigi. Sia il partito che il governo, però, sono in mano all'altra cordata, quella che fa capo al trio Bersani-Letta-Franceschini. Patto d'acciaio Renzi-D'Alema - In altre parole, ha intenzione di separare le cariche di segretario e di candidato alla premiership, che ora invece coincidono, nel senso che il segretario del partito è automaticamente il candidato premier del partito. Renzi e D'Alema, e ci mancherebbe, si trovano a condividere la posizione opposta, quella del mantenimento dello status quo. L'idea di Bersani è semplice: sdoppiando le due cariche, se anche Renzi un giorno andasse a Palazzo Chigi, ci sarebbe il partito a frenare qualsiasi pulsione leaderisitica. Una riproposizione, insomma, di quanto successo nelle fasi concitate del post-elezioni politiche. Renzi, per il motivo opposto, ambisce invece ad essere il segretario del partito e, quindi, il candidato premier, in modo da controllare le forze centripete della miriade di correnti del partito qualora riuscisse a sedere a Palazzo Chigi. Bersani prepara la vendetta - Ad ogni modo, sia Letta che Epifani lanciano segnali distensivi a Renzi: "Le primarie saranno aperte, nessuno vuole fregare nessuno", ha fatto sapere il segretario del Pd. Con il premier in carica, invece, Renzi ha firmato un armistizio: "Fammi governare, poi tocca a te", sarebbe stato il ragionamento fatto da Letta al sindaco di Firenze. Ma Bersani freme. La ferita dell'affossamento della candidatura di Romano Prodi al Quirnale, che ha anche sancito la sua definitiva uscita di scena, brucia ancora. Va vendicata, alla prima occasione buona. Ovvero al prossimo Congresso del partito, quando l'ex-smacchiatore di giaguari avrà un'occasione formidabile: logorare Renzi, proprio come lui ha fatto durante tutta la sua segreteria, e vendicarsi di D'Alema, il regista occulto della coltellata dei 101 a Prodi. Insomma, se con la vittoria alle amministrative i dirigenti del Pd si affrettano ad evidenziare l'ottimo stato di salute del partito, non c'è dubbio che la faida interna è ripresa come e più di prima.