Tutte le balle sul femmenicidio e quelle ministre spot
La violenza sulle donne un'emergenza? Una menzogna. Ma il governo pensa alle task force
Tra gli spot di questo governo rientrano alcuni ministeri affidati a delle donne (fattore per loro umiliante assai più che premiante) ed è di ieri una nuova entrata: la nomina di Isabella Rauti a «consigliere per le politiche contro la violenza di genere», cioè contro il «femminicidio», inteso come omicidio di donne da parte di conoscenti o partner. Un fenomeno che non rappresenta assolutamente un'emergenza, bensì, in termini numerici, una truffa mediatica dimostrabile. Il collega Davide De Luca ha raccolto tutti i dati seri sul tema (Istat, Onu, ministero dell'Interno) e certe recenti campagne ne sono uscite sbugiardate. Tra i risultati: 1) il femminicidio non è in aumento, bensì in calo; 2) in Italia si uccidono meno donne rispetto a tutto l'Occidente; 3) paesi come Austria e Finlandia hanno tassi tre volte superiori ai nostri. Perciò dire che il femminicidio sia una «vera emergenza sociale», come ha fatto la Rauti, suona come una balla rispetto a emergenze sociali assai più contingenti. La verità, spot a parte, è innominabile: più un paese è evoluto - e la parità pienamente raggiunta - e più tendono a equivalersi gli omicidi tra uomini e donne. L'Italia non brilla per emancipazione femminile, com'è stranoto: col risultato che le donne le ammazzano meno, e che talvolta, se le ammazzano, lo fanno proprio perché sono donne. È un fattore culturale definito «endemico» dagli studiosi. Fateci anzitutto un seminario, poi penserete alle task force ministeriali. di Filippo Facci @Filippo Facci