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La sinistra vuol riesumare Fini"Lui presidente un imparziale"

Presentato alla Camera il libro su Gianfry. I relatori del Pdl non si fanno vedere, quelli legati al Pd lo incensano

Tommaso Montesano
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In sala, la sala Regina di Montecitorio, i reduci di Alleanza nazionale non stanno più nella pelle. Per un attimo, a Italo Bocchino, Roberto Menia, Mario Landolfi e Donato Lamorte, ma anche a Luigi Ramponi, Gennaro Malgieri, Maria Ida Germontani e Antonio Mazzocchi, pare di essere tornati indietro nel tempo. Perché per la prima volta dopo tanto tempo sono tutti lì, insieme, ad aspettare l'intervento del capo.  Solo che adesso An non c'è più, i suoi eredi - ad esclusione del Pdl - nemmeno e Gianfranco Fini, alla prima uscita pubblica dopo la batosta elettorale che l'ha estromesso dal Parlamento dopo trent'anni, siede di fronte a loro solo perché deve prendere la parola in occasione della presentazione del libro che il costituzionalista Paolo Armaroli ha dedicato alla sua esperienza di presidente della Camera. Un volume, edito da Mauro Pagliai, che analizza "Lo strano caso di Fini e il suo doppio nell'Italia che cambia". Tra i relatori, moderati da un altro costituzionalista, Fulco Lanchester, spiaccano i nomi di Luciano Violante, Anna Finocchiaro, Augusto Barbera e Andrea Manzella. Tutti con un passato e un presente, più o meno marcato, nelle file della sinistra (Ds o Pd che sia). I due oratori del Pdl previsti dal programma, il ministro Gaetano Quagliariello e il capogruppo al Senato Renato Schifani, non si fanno vedere. Così a discutere del contestato ruolo di Fini come presidente dell'assemblea nella scorsa legislatura, restano solo gli esponenti democratici. Che lo difendono a spada tratta, come ad esempio fa Violante: "Fini si è trovato a presiedere la Camera nella legislatura più difficile, garantendo tuttavia l'imparzialità nella gestione del suo ruolo». E poi, ricorda, «imparzialità non significa neutralità". Leggi l'approfondimento di Tommaso Montesano su Libero in edicola mercoledì 5 giugno

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