Ruby e processi, Berlusconi: "Sono in un tritacarne, il Colle deve difendermi"
L'avvocato di Silvio Berlusconi al processo Ruby, Nicolò Ghedini, davanti ai giudici milanesi ha provato il tutto per tutto: chiedendo l'assoluzione per l'ex premier, appellandosi a 50 testimoni a suo favore, accusando i pm di prevenzione e di aver imbastito "reati politici". In attesa della sentenza di primo grado del 24 giugno, però, né Ghedini né il Cav si fanno grandi illusioni. "L'aria che tira la conosciamo", è il commento ormai abituale dello staff difensivo del leader Pdl, quando si trova a Milano. E secondo indiscrezioni, Berlusconi più che preoccupato sarebbe imbufalito. "Napolitano deve difendermi" - Tornato dal vertice-vacanza in Sardegna, Silvio è rimasto ad Arcore e con i fedelissimi si è lasciato sfuggire un "sono finito in un tritacarne" che ben dipinge il suo stato d'animo. "L'impianto accusatorio, tutto ideologico, non reggerà", si fa forza il Cav ma le preoccupazioni non riguardano solo il caso Ruby. Vanno oltre, al 19 giugno, quando la Corte Costituzionale si esprimerà sul legittimo impedimento negato nel processo Mediaset nel 2010. Un processo che lo ha visto condannato in Appello a 4 anni di carcere con interdizione dai pubblici uffici. Se la Consulta confermerà la decisione del tribunale milanese, che negò il legittimo impedimento all'allora premier, entro ottobre si arriverà a sentenza definitiva. E mentre i vertici del Pdl, sul processo Ruby, preparano altre manifestazioni di piazza a sostengo del leader, Berlusconi se la prende direttamente con chi, ai vertici delle istituzioni, non dice una parola sulla tenaglia giudiziaria cui è costretto. No, non il premier Enrico Letta, che deve tenere a bada un partito, il suo Pd, sempre pronto ad azzannare l'osso del giustizialismo (specie se il giustiziato è il grande nemico). Sotto accusa ci finisce direttamente il Quirinale: "Napolitano adesso deve difendermi - si è lasciato andare Silvio, secondo Repubblica -. Ho fatto tanto per pacificare questo Paese e ridargli un governo dopo lo stallo e ora assistono tutti in silenzio al tentativo di farmi fuori, non una reazione dalla Consulta né dal Colle". La paura, o forse l'amaro sospetto di Berlusconi è che a pagare il governo delle larghe intese non saranno tanto il Pd o il Pdl. Ma lui, sulla propria pelle.