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Riforme, venerdì il ddl. Letta sceglie i saggi, nel Pd grana presidenzialismo e conflitto d'interessi

Napolitano accelera invita il governo a fare "scelte serie". Veltroni: "Semipresidenzialismo alla francese", ma col tranello per Berlusconi

Giulio Bucchi
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Si fa presto a dire riforme. Sulla carta, il governo procede spedito anche perché Giorgio Napolitano preme: il ddl costituzionale che traccerà la road map dei prossimi mesi dovrebbe arrivare in CdM già venerdì. E il premier Enrico Letta ha promesso al Quirinale di nominare i 20-25 "saggi" della commissione di esperti che lavorerà sulle riforme. Tra i nomi tanti "saggi" già nominati da Napolitano per prendere tempo nel complicatissimo post-voto e permettere a Pd e Pdl di trovare punti di contatto: Valerio Onida e Luciano Violante in testa, ma in lizza anche Ceccanti, Clementi, Pitruzzella, Zanon. Ipotesi presidenzialismo - "Fate una scelta seria", ha invitato il Colle rivolgendosi ai partiti. Si partirà dal presidenzialismo ma mentre il Pdl è convinto e compatto, il Pd guarda caso è ancora una volta spaccato. Walter Veltroni cerca una mediazione, proponendo una soluzione "alla francese". Come fare a decdere? Con un referendum tra gli iscritti. Il semipresidenzialismo con l'elezione diretta del Capo dello Stato, a doppio turno, trova d'accordo Matteo Renzi, Sergio Chiamparino, Romano Prodi. Contrari, senza se e senza ma, i duri e puri giovani turchi, la sinistra del partito, il candidato alla segreteria Gianni Cuperlo, l'ex segretario Pierluigi Bersani. Dubbiosi invece Massimo D'Alema e Beppe Fironi, anime distinte di un Partito sempre più "estremamente" democratico. Talmente aperto al confronto interno da prestarsi a coltellate alle spalle e trame intestine. Veltroni e il conflitto d'interessi - Come nel caso dell'elezione del presidente e l'imboscata al bipartisan Franco Marini, anche sulle riforme costituzionali rischia di rimetterci il Pdl. Al presidenzialismo, infatti, Veltroni vorrebbe accostare quello che per Silvio Berlusconi e i suoi è fumo negli occhi: una legge sul conflitto d'interessi. "Semipresidenzialismo, rafforzamento dell'esecutivo... si scelga una strada e si vada fino in fondo - ha detto l'ex sindaco di Roma e fondatore del Pd, sconfitto dal Cavaliere alle elezioni del 2008 -. Di questo abbiamo bisogno e non, sia chiaro, di nuove furbizie, di qualcuno che pensi al semipresidenzialismo alla francese magari non bilanciato dal conflitto d'interessi...". Il terrore, nel Pd, è che affidare la scelta del presidente agli elettori rappresenti una condanna a morte per le ambizioni dei propri big, puntualmente frustrate nelle urne dagli expoloit del Cavaliere. Almeno su questo, i democratici sono tutti d'accordo. di Claudio Brigliadori

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