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Presidenzialismo, il Pd si spacca,la Finocchiaro teme Berlusconi:"Prima serve il conflitto d'interessi"

La senatrice chiude le porte. D'Alema e Prodi invece spingono per una riforma con l'elezione diretta del Capo dello Stato. In largo del Nazareno si teme il trionfo di Silvio

Ignazio Stagno
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L'uomo solo al comando è la grande paura della sinistra. Sul presidenzialismo il Pd si spacca sempre di più e cerca di rimandare il problema sulle regole dell'elezione del Capo dello Stato per non lasciare via libera a Berlusconi verso il Qurinale. La questione è determinante. Del presidenzialismo il Pdl da sempre ha fatto una bandiera di partito. Il Cav lo vuole e si giocherà le sue carte. Ma in largo del Nazareno è bufera. Si spacca l'asse democratico in due fazioni. D'Alema dice sì - Una a favore capitanata da Massimo D'Alema e da Romano Prodi, l'altra contro raccoglie i bersaniani dalla Bindi alla Finocchiaro. Baffino sul tema è concreto e propone un modello alla tedesca: "La mia preferenza è per il sistema tedesco. Ma la Bicamerale presieduta da me aveva indicato il modello francese. Se c'è una larga condivisione, si può andare verso il semipresidenzialismo. Non mi impicco a un'ipotesi. Sapendo però che serve un bilanciamento dei poteri e che le modifiche alla Carta saranno enormi", ha affermato l'ex premier. Con lui oltre a Prodi ci sono Walter Veltroni, Matteo Renzi, Guglielmo Epifani e, con la dovuta cautela, lo stesso Letta che sabato ha sollevato la possibilità di rivedere le regole del gioco. Il Quirinale con Napolitano non ha posto veti. Re Giorgio ha affremato: "Sarò imparziale sulla discussione della riforma". Finocchiaro, ossessione Cav -  Ma a spezzare il filo che porta alla riforma ci pensa Anna Finocchiaro. La senatrice ha paura che Berlusconi possa vincere a mani basse la prossima competizione elettorale e allora prova a frenare gli entusiasmi: "Subito il conflitto di interessi per parlare di semipresidenzialismo”. L'idea della Finocchiaro è semplice. Bloccare il Cav con il conflitto d'interessi e magari mandare al Colle dopo la riforma un altro "compagno". E a sostenelra c'è l'anti-leader Pier Luigi Bersani che si dice contrario ad una riforma: "Sono all'ergico aio personalismi e all'uomo solo al timone". Insomma il Pd si spacca, ma se la riforma va in porto il Cav scalda già i motori per una galoppata elettorale. (I.S)

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