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Renzi giù nei sondaggi. Letta: "Io tifo per lui"

Giulio Bucchi
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Lui, Matteo Renzi, non parla del governo ("ogni volta succede un casino"), tantomeno del suo partito ("succede un casino e mezzo"). In compenso, gli altri parlano spesso di lui. Addirittura, il premier Enrico Letta, suo collega nel Partito democratico, oggi dal Festival dell'economia di Trento si è lasciato scappare una confidenza: "Io sono il suo primo tifoso, ha il difettaccio di essere di Firenze mentre io sono di Pisa". L'entusiasmo e la battuta campanilistica non possono però mascherare il gelo crescente tra governo (e Pd) e il sindaco di Firenze, che di recente ha invitato l'esecutivo a "non vivacchiare". Matteo al bivio - L'impressione, per dirla con Franco Marini (il candidato al Quirinale che Renzi aveva pubblicamente silurato), è che Matteo "faccia un po' il furbo, oppure sia sprovveduto". Ma Marini non considera forse un'altra opzione: che Renzi cioè si stia giocando le proprie carte per indebolire il governo e, tra pochi mesi, prendersi tutto: partito e candidatura a premier. Pippo Civati, a lungo in totale sintonia con il rottamatore, l'ha invitato a scegliere: "Renzi ha di fronte due opzioni. Rimanere un leader più largo rispetto allo schieramento politico del Pd o intestarsi un cambiamento che è forse più complesso ma necessario, e da questo punto di vista la sua sola presenza al Congresso sarebbe molto interessante". Mancano ancora molti mesi al Congresso democratico, la partita è lunga. Per il momento, Matteo pare percorrere la prima opzione, allargando il proprio campo di intervento. Per esempio, facendo serata con Flavio Briatore, fumo negli occhi per un elettore di sinistra duro e puro. Un po' come andare ad Amici di Maria De Filippi oppure posare col giubbotto di pelle in stile Fonzie. Finora a Renzi la sovraesposizione "pop" ha portato punti, ma il vento pare stia cambiando. Tutti gli errori di Renzi - Per esempio, negli ultimi sondaggi, Renzi perde il 4% di gradimento. Peggio di Grillo e tutti gli altri leader. Qual è il motivo di questa crisi? Innanzitutto, la sovraesposizione mediatica. Renzi è sempre in tv, nei telegiornali, sui quotidiani, peraltro dopo un periodo di overdose politica come quelle delle primarie democratiche. Di fatto, Renzi regala titoli, riflessioni e talk show da quasi un anno. E l'italiano medio, magari, si è un po' stancato. Secondo punto, legato alla sua presenza massiccia davanti a taccuini e telecamere: il sindaco dà l'impressione di occuparsi sempre meno di quello che è ancora il suo compito principale, governare Firenze. I suoi continui commenti negativi al governo di Letta riflettono forse la paura di doversi confrontare con un leader "inatteso" come il premier, giovane quanto lui. Tra l'altro, stando allo statuto del Pd, deve trovare il coraggio di candidarsi alla segreteria per poter rappresentare davvero la guida del partito. E le sue polemiche con i "senatori" (da D'Alema alla Finocchiaro) non giocano a suo favore. Pare quasi, e qui si torna al bivio di Civati, che a Renzi interessi di più piacere a quelli non di sinistra. Peccato per lui che non siamo più (o ancora) in campagna elettorale ed il risultato immediato è che i simpatizzanti del Pd lo guardano storto.  di Claudio Brigliadori

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