Rodotà, Civati, Barca, Emiliano, Sel e buona parte del M5s: ecco il nuovo trans-partito della sinistra che terrorizza Grillo
Con l'attacco di ieri al costituzionalista, il guru dei cinque stelle ha cercato di contenere l'emorragia di parlamentari. Ma ormai il progetto è partito...
Il motivo della sfuriata di Beppe Grillo contro Stefano Rodotà lo ha spiegato lo stesso comico genovese oggi nel suo blog: "Non per questo posso assistere impassibile alla costruzione di un polo di sinistra che ha come obiettivo la divisione del M5S in cui lui si è posto, volente o nolente, informato o meno, come punto di riferimento. Il M5S non è nato per diventare il Soccorso Rosso di Vendola e Civati, di Delrio o di Crocetta". Il transpartito di sinistra - Stavolta quelle di Grillo non sono accuse campate in aria. A Grillo il Movimento sta sfuggendo di mano, e non solo per il tracollo nei sondaggi o per la recente debacle alle amminsitrative, ma sopratttuto perché i suoi ormai non lo sopportano più. Sono stufi delle sue intemerate, dei suoi attacchi a tutto a tutti, dell'isolazionismo politico a cui li ha condotti, condannandoli all'irrilevanza politica. Quindi si guardano intorno, a sinistra per la precisione: a Sel, alla Fiom, alla corrente del Pd che fa a capo a Pippo Civati, a Fabrizio Barca, ai sindaci Michele Emiliano e Luigi De De Magistris, al goverantore siciliano Rosario Crocetta e all'europarlamentare Sonia Alfano. Una sorta di transpartito che unisce tutte le anime di sinistra presenti nelle varie istituzioni, le cui basi sono state gettate da Civati ad inizio legislatura e che ha preso forma nella manifestazione organizzata dalla rivista di sinistra Left a fine aprile. Il programma - La piattaforma coincide, per certi versi, con quella del M5s: abolizione dei rimborsi elettorali, ineleggibilità, leggi anticorruzione, lotta al dominio della Germania in Europa. Temi su cui discutere, dibattere, confrontarsi. A differenza di quanto succede oggi nel M5s, dove è Grillo, e solo lui, a dettare la linea e chi non è lui è fuori. Prima denigrato, poi espulso. Proprio come nel caso di Rodotà ieri e di Milena Gabanelli prima, esaltato come l'ultimo baluardo della democrazia e subito silurato appena ha accennato a qualche critica. La fronda dei cinque stelle - A guidare la fronda grillina c'è invece Adriano Zaccagnini, che da tempo va predicando il dialogo con una parte del Pd e che anche ieri, dopo l'attacco di Grillo, ha difeso Rodotà. Ma gli eretici, i traditori, sono molti di più. Circa un quarantina, forse di più. La costruzione di questo movimento trasversale corre su whatsapp, dove, rivela La Stampa, i deputati grillini a confrontarsi con gli altri pezzi di questo partito trasversale sono 69 su 109. Il fulcro di tutta l'operazione, ovviamente, è Stefano Rodotà, uomo simbolo della lotta alle trame partitocratiche che hanno portato alla rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale e alla nomina di Enrico Letta a premier del governo di larghe intese. Da qui, l'attacco di Grillo al costituzionalista, che ha cercato così, con un estremo e inutile tentativo, di richiamare all'ordine di scuderia i suoi. L'effetto è stato però opposto a quello desiderato: ad abbandonare la nave in tempesta saranno in molti. E a breve, molto a breve.