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CdM, spunta il ddl sui partiti: chi non ha lo statuto, non avrà sgravi fiscali

Il ddl approvato in CdM prevede sgravi solo per i partiti "con statuto". Stessa ratio del ddl del Pd anti Movimento 5 Stelle

Giulio Bucchi
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I partiti che non adotteranno uno statuto, con criteri di trasparenza e democraticità, non potranno essere ammessi a benefici quali le detrazioni per le erogazioni volontarie, la destinazione volontaria del 2 per mille e la concessione gratuita di spazi e servizi. Lo prevede il ddl approvato in Consiglio dei Ministri, e non mancheranno polemiche. E la notizia dell'approvazione da parte del governo Letta del ddl sulll'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, potrebbe suonare, alle orecchie di eletti e sostenitori del Movimento 5 Stelle, potrebbe apparire quasi una beffa. Ecco perché. Sgambetto a Grillo? - La ratio del ddl sullo statuto dei partiti pare del tutto simile al ddl presentato 10 giorni fa dai capigruppo Pd di Camera e Senato, Luigi Zanda e Anna Finocchiaro che prevedeva l'obbligo per tutti i partiti di acquisire personalità giuridica pena il mancato accesso al finanziamento pubblico e la partecipazione alle competizioni elettorali (conseguenza, quest'ultima, assente invece nel ddl approvato dal governo). Un ddl, quello democratico, giudicato da più parti (anche dagli stessi ambienti Pd) "anti-Movimento 5 Stelle". E il ddl finito sul tavolo del governo non è da meno, anzi: il M5S, vanto di Beppe Grillo, è l'unico protagonista politico italiano a non avere uno statuto, ma un "non statuto". 

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