D'Alema, Veltroni e Renziminacciano il governo Letta
Sarà un caso, ma appena Pierluigi Bersani ha messo il cappello sulla vittoria del Pd alle amministrative e rivendicato la paternità dell'esecutivo guidato da Enrico Letta (nel corso della puntata di Ballarò di martedì 28 maggio), è subito iniziata la corsa a prendere le distanze dal governo di larghe intese. E, sarà un caso, il tiro incrociato contro l'esecutivo "di servizio" ricorda un po' quello che subì proprio Bersani durante le infruttuose e frustranti consultazioni. In prima linea nel tiro al piattello tanti pezzi da novanta di Largo del Nazareno: la squadra che fa riferimento a Matteo Renzi e due eminenze grigie fuori dai giochi, ma solo per finta: Walter Veltroni e Massimo D'Alema. Pd, il renziano Giacchetti per il ritorno al Mattarellum Furia dei vertici di Largo del Nazareno Leggi l'approfondimento La fronda dei renziani - I primi ad aprire il fuoco sono stati i renziani, che in aula hanno votato contro la mozione di maggioranza sulle riforme istituzionali, presentandone una tutta loro in cui si propone il ritorno al Mattarellum. Il testo ha innescato feroci polemiche all'interno del Pd, strigliato da Letta stesso, che ha intimato ai suoi di smetterla di perdere tempo con questi giochetti sulla riforma elettorale. La mossa dei renziani, di fatto, è andata a colpire il governo e il premier stesso, obbligato a fare da "pompiere" per spegnere il focolaio. Ad alzare la tensione, poi, ci hanno pensato due pesi massimi del partiti, Veltroni e D'Alema. Tutti e due d'accordo, per la prima volta, sul fatto che il governo di larghe intese avrà vita breve. Secondo la premiata ditta Walter-Massimo, il cammino di Letta rischia di arenarsi proprio sulla legge elettorale, per il momento congelata dalla maggioranza in attesa di trovare una sintesi. Avvertimento D'Alema - In un'intervista a SkyTg24, D'Alema dichiara: "La vera misura di salvaguardia è il ritorno alla legge maggioritaria fondata sui collegi che funzionava". Ma è solo l'incipit. L'affondo arriva subito dopo: "Se invece ci limitiamo a passare dal Porcellum al proporzionale, a una legge di liste bloccate con il proporzionale puro, rischiamo di favorire uno sgretolamento del sistema politico. Oppure il disegno potrebbe essere rendere non eccezionale le larghe intese, ma la nuova regola". Un affondo proprio in tema di riforma elettorale che arriva a stretto giro di posta dopo quello dei renziani. Un avvertimento a Letta, nemmeno troppo velato. E poi Veltroni... - Netta anche la posizione di Veltroni, la cui compagine in Parlamento si è astenuta sul voto alla mozione di maggioranza, di fatto prendendone le distanze. "Uolter", intervistato da Enrico Mentana per la puntata di Faccia a Faccia, ha dichiarato: "Se questo Governo decide di aprire la sfida di un passaggio di fase attraverso la scelta di un sistema alla francese, darebbe al suo mandato un significato più alto, ma deve essere chiaro che è un passaggio necessario, temporaneamente definito perché l'Italia deve ispirarsi al modello della democrazia dell'alternanza”. E ancora: "Se l'unica modifica consiste nell'introdurre una soglia del 40 per cento per ottenere il premio di maggioranza, non va bene. Possono esserci altri soluzioni per rispettare la Corte Costituzionale". Pd, nemico di Letta - Come previsto, la "pax" raggiunta con l'insediamento di Letta al governo e di Guglielmo Epifani alla segreteria è soltanto apparente. Lo conferma lo stesso D'Alema, per la corsa alla segreteria rilancia la candidatura di Gianni Cuperlo, facendo intendere che proprio per la successione la battaglia entrerà nel vivo: "Il segretario si candida su una piattaforma politica e credo che abbiamo bisogno di una guida che sia espressione di una generazione più giovane che abbia anche una forte capacità di rimotivare sul piano ideale il partito, sulla identità. Gianni Cuperlo risponde a questi criteri, con tutto il rispetto per Epifani". Renzi la sua partita, per ora, la gioca tutta sui media e cerca in ogni occasione di distiguersi dalla linea ufficiale del Pd. Come spesso ripete il Pdl, l'unico partito a poter affossare Letta è proprio il Pd. E le ultime tensioni, schizzate nelle ultime ore, su riforma elettorale e segreteria del partito stanno lì a dimostrare che gli azzurri non hanno torto.