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M5S, dopo il flop la rivoluzione: si va in tv e via parlamentarie? Grillo pubblica i suoi finanziatori

claudio brigliadori
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Caro Beppe, a 'sto giro non hai capito proprio un benemerito. Beppe è, naturalmente, Beppe Grillo e il giudizio, sardonico, è quello di un commentatore sul blog del leader del Movimento 5 Stelle. Dopo il flop totale alle elezioni amministrative, il clima in casa M5S è più teso che abbacchiato. L'unico a non fare autocritica pare proprio Grillo, che nel suo ultimo post se l'è presa direttamente con gli italiani (tanti) che non l'hanno votato, affidandosi alla "Casta" dei soliti Pd e Pdl. "Li capisco - ha attaccato con sarcasmo -, hanno preferito mantenere lo status quo e rovinare così l'Italia". Non una parola, invece, sui buchi neri di una strategia isolazionista che, dopo aver pagato alle politiche, ora inizia a mostrare la corda. "Siamo tornati alla nostra dimensione effettiva. Ci ha votato lo zoccolo duro che ha sempre creduto in noi", è l'analisi lucida del deputato grillino Andrea Cecconi, intervistato dall'Huffington Post. Anche per questo, per riconquistare quei "delusi dalla politica" che sembrano già scappati dai 5 Stelle, magari preferendo restarsene a casa, all'interno del Movimento non mancano le riflessioni su cosa (e come) cambiare. Non è più tempo di manicheismo, di purezza digitale e politica. Forse i 5 Stelle inizieranno a sporcarsi le mani con i metodi vecchi: televisione e designazioni.  Il primo nodo venuto al pettine è la scelta dei candidati. Poco d'impatto, poco affidabili: un conto è gettare nel panico i parrucconi dei partiti in Parlamento, sbeffeggiarli, metterli in croce standosene all'opposizione, nelle ultime file dei Palazzi. Un altro, sembra la riflessione degli elettori, è far diventare sindaco (magari nella Capitale) un cittadino che non ha mai amministrato nemmeno un condominio. E' lo stesso Cecconi a rivelare un passaggio significativo dei dubbi che rodono i 5 Stelle: "Il sistema delle parlamentarie va rivisto, per evitare di far candidare persone meno capaci a scapito delle tante nostre eccellenze. Serve una selezione dal basso, dai gruppi locali, che vada oltre la valutazione di un video e un curriculum, che rendono impossibile un voto informato. Resta fermo che il giudizio finale rimane alla rete, ma dobbiamo adottare un criterio di selezione simile a quello sperimentato alle quirinarie, dove la scelta era tra candidati eccellenti". Come applicare quel modello alle singole realtà locali, sarà un problema. Ma intanto l'amo è gettato.  L'altro tema è quasi uno Tsunami, per restare al vocabolario grillesco. La televisione. Marcello De Vito, deludente candidato M5S a Roma, l'ha detto subito: "I romani non mi conoscevano abbastanza, abbiamo trovato pochissimo spazio sui giornali e anche le televisioni hanno contribuito a descrivere la nostra attività in una certa maniera". "Non diamo la colpa ai giornalisti o ai talk show, per favore. Possono aver inciso, ma non più di tanto. Il 50% o poco meno non ha votato", è stata la replica del Grande Capo, in cui molti commentatori intravedono una clamorosa apertura al mezzo televisivo. Dobbiamo aspettarci dunque un Grillo in qualche talk show e non più solo in interviste registrate? Di sicuro, Beppe ha deciso di reagire alla batosta a modo suo, alzando la voce. Sia con gli italiani sia con la stampa. L'ultimo post, pubblicato intorno alle 19, è la lista di 9.789 dei 27.943 finanziatori dello Tsunami Tour. Milena Gabanelli aveva fatto una puntata ad hoc di Report, con tanto di strascico di polemiche. "Buona lettura a chi chiede trasparenza, stancatevi gli occhi".  

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