Cicchitto: "Più diritti per i gay. Pronti a parlarne con il Pd"
Il deputato del Pdl: "Legge per le unioni omo, ma niente nozze". Avviso ai democratici: "Non usate il tema per le maggioranze variabili"
«Giusto regolare per legge le unioni fra omosessuali, ma niente nozze per i gay». Fabrizio Cicchitto, big del Pdl e già capogruppo alla Camera, interviene nel dibattito che agita il suo partito. Una discussione inaugurata dal coordinatore Sandro Bondi che si è pubblicamente schierato in difesa dei diritti dei gay. Bondi auspica larghe intese sui diritti dei gay. Lei cosa ne pensa? «Io reputo che siamo arrivati al punto di maturazione in cui le unioni fra omosessuali vengano regolate in modo tale da consentire parità di trattamento per le questioni di natura economica, patrimoniale, sanitaria. Questa è una via da percorrere e su questo dobbiamo procedere. Ma diverso è il matrimonio gay». Troppo per il centrodestra? «A mio avviso il matrimonio va mantenuto nella sua impostazione costituzionale, quella fra un uomo e una donna. La regolamentazione dei diritti civili è fattibile, mentre sulle nozze fra gay io sono in disaccordo sul merito. E aggiungo un altro problema». Dica. «Va fatto un calendario politico. Ci deve essere una cabina di regia, fra maggioranza e governo su temi così delicati. Però ci sono delle priorità». Prima il lavoro, poi i gay? «Esatto. L'economia e il lavoro per un verso, le riforme istituzionali e la legge elettorale per l'altro. Ma non solo. Ci sono problemi di intesa politica, nel senso che non si può andare allo sbando in Parlamento». Anche se questo è il governo in cui Pd e Pdl sono insieme? «Non si può pensare di cavalcare le emozioni del momento e di realizzare in Parlamento delle maggioranze variabili. Questo vale per temi che sono nella nostra sensibilità, vedi le intercettazioni o la responsabilità civile dei magistrati, e deve riguardare anche le questioni su cui gli altri sono più sensibili». Il centrodestra può venire incontro alla sinistra sulle unioni civili, ma non cede sul proprio programma? «È una situazione politica appesa a un filo. Ci sono due partiti che io ho definito non avversari, ma in passato addirittura nemici, insieme al governo, quindi bisogna procedere con cautela nel senso che non sono accettabili forzature su temi così delicati». Sui diritti civili, però, è lo stesso Pdl che pare procedere in ordine sparso... «Anche nel Pdl occorre un sereno dibattito e un chiarimento sulle posizioni esistenti, che sono più di una». C'è una fronda laicista nel Pdl, visto che con Bondi si sono schierati Galan, Ravetto e altri? «Nel Pdl ci sono sempre state varie anime. Io mi colloco tra i laici-moderati, cioè tra chi mantiene posizioni laiche, ma tiene conto dell'importanza del ruolo svolto dalla Chiesa cattolica e cerca un punto di equilibrio. Una linea diversa sia dai cattolici integralisti, sia dai laicisti più scatenati».