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Monti: "Berlusconi ineleggibile? All'estero farebbero una risata". Ma apre sul conflitto d'interessi

Berlusconi e Monti: visti da Benny

Giulio Bucchi
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  In fondo, il democratico Beppe Fioroni l'aveva detto chiaro e tondo qualche giorno fa: "L'ineleggibilità di Silvio Berlusconi è questione giuridica, non politica". Come dire: decideranno i Tribunali e le Procure, che già si stanno attivando per decretare l'interdizione dai pubblici uffici per il Cavaliere. Al Pd non resterebbe dunque che attendere, anche perché l'aria che tira in Parlamento pare meno favorevole di inizio mese, quando tra dem e Movimento 5 Stelle si era ricreato un certo feeling sul tema. Oltre al Pdl, anche Scelta civica sta con Berlusconi. Prima è stato Pierferdinando Casini a scartare l'idea di una legge sull'ineleggbilità dell'ex premier, e venerdì mattina ospite di Omnibus su La7 è stato proprio Mario Monti, che col Cav non è mai stato molto tenero, a ribadire: "Io penso spesso ai riflessi internazionali che l'Italia potrebbe determinare e se all'estero nel 2013 viene dichiarato ineleggibile sulla base di una legge del 1957 una persona che è stato 3 volte presidente del Consiglio nonchè presidente del Consiglio europeo penso che sarebbe enorme la sorpresa e la risata". "Sì al conflitto d'interessi" - Ma è lo stesso Professore ad aprire l'altro spiraglio che negli ultimi giorni sta ingolosendo la sinistra: il conflitto d'interessi. "Enorme sarebbe anche la sorpresa - spiega ancora Monti - nel vedere un Paese che si pone un problema oggi su una questione del passato e non ha una serie legge sul conflitto di interessi. Facciamo quella allora". Assist d'oro che dal Partito democratico stanno già preparandosi a trasformare in gol. Il senatore Pd Massimo Mucchetti, ex firma economica del Corriere della Sera entrato in Parlamento a febbraio,da una parte prova a chiudere il fronte ineleggibilità ("Berlusconi è eleggibile"), dall'altra annuncia di essere al lavoro su un disegno di legge sul conflitto d'interessi che di fatto metterebbe Berlusconi al bivio: "Oggi come oggi il Cavaliere sarebbe incompatibile. Deve scegliere tra il mandato parlamentare, cedendo a soggetti terzi tutte le sue partecipazioni di controllo, e le proprie aziende". E qui i processi non c'entrano: la questione è, e sarà, tutta politica.  

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