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Altra legge per far fuori BerlusconiIneleggibile chi ha tv o giornali

Matteo Legnani
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di Franco Bechis Rieccolo: per Luigi Zanda deve essere proprio una fissa. Inconsolabile per il dolore di non avere vinto le elezioni, il capogruppo del Pd al Senato un giorno cerca di fare fuori dalla vita politica Beppe Grillo e i suoi, e appena risolto il problema passa all'eliminazione di Silvio Berlusconi dalla vita politica. Sulle prime Zanda ha pensato di fare asse proprio con il Movimento 5 stelle per dichiarare nella giunta delle elezioni Berlusconi fuori dal Parlamento in base alla vecchia legge sulle concessioni pubbliche. Appena detta la sua, Zanda si è sentito tirare le orecchie dal partito a cui appartiene e soprattutto da quasi tutti i costituzionalisti: non si può più dichiarare Berlusconi ineleggibile, perché in tutti i questi anni quella vecchia legge sulle concessioni è stata interpretata dalle giunte per le elezioni in modo non ostativo, e quelle pronunce ora fanno giurisprudenza. Il prode Zanda non si è scoraggiato e ne ha pensata un'altra. Porta il numero 66 di questa legislatura e un titolo generico per non dare troppo nell'occhio: «Modifica all'articolo 21 della Costituzione in materia di pluralismo dell'informazione». La norma proposta dice che «l'influenza rilevante nella proprietà o nella gestione di una o più reti televisive o telematiche, nonché di uno o più quotidiani o periodici a diffusione nazionale o interregionale è causa di ineleggibilità alla carica di deputato e di senatore della Repubblica, nonché di incompatibilità con la carica di presidente della Repubblica, presidente del Consiglio dei ministri, Presidente e giudice della Corte Costituzionale, Ministro, Viceministro, sottosegretario di Stato, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e presidente della giunta regionale».  Leggi tutti i dettagli adella proposta nell'articolo di Franco Bechis.    Leggi l'articolo integrale di Franco Bechis su Libero in edicola giovedì 23 maggio

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