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Zanda, l'anti-Berlusconi beccato a fare raccomandazioni

Il Corriere svela che il capogruppo Pd al Senato nel 2007 chiese all'Ama di Roma di assumere una persona che nemmeno conosceva

Lucia Esposito
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di Maria Giovanna Maglie Non so voi in epoca di moralismo coatto, io contro le raccomandazioni non ho niente quando sono opportune segnalazioni di persone qualificate; ma se ti chiami Luigi Zanda e passi quasi tutta la tua vita politica  a mettere le mutande al mondo, se il tuo faro oscilla tra l'ingegner De Benedetti e Micromega, se pensi che Stefano Rodotà sia il nuovo che avanza e che il Cav deve andare in esilio (anche «per la sua condotta privata»), ridotto da te all'ineleggibilità che gli italiani si ostinano a rifiutare e neanche i tribunali ancora riescono a ottenere, se il 5 stelle che hai inutilmente adulato per mesi ora lo espelleresti a norma di rispolverato articolo di Costituzione - la più manipolabile piuttosto che la più bella del mondo -, se sei tutto questo, allora una lettera di raccomandazione da te scritta e sottoscritta è argomento di serio imbarazzo. Impeachment no, solo un po' di sano ludibrio. A invalidare un minuto dopo le iniziative che il capogruppo del Pd al Senato assume, ci pensano infatti gli stessi esponenti del Pd nelle loro variegate correnti ed espressioni. Prendi l'ultima sulla proposta di legge partorita in compagnia di Anna Finocchiaro, due veri moderati insieme, e che consente solo ai partiti e non ai movimenti di correre alle elezioni. Renzi: «Questa proposta fa vincere Grillo»; Cofferati: «Inopportuna proposta anti-movimenti»; Civati più esplicito: «Questa legge secondo me ha un testo corretto, il problema è che forse è un po' inopportuno che il Pd nello stesso giorno discuta l'ineleggibilità di tutti, tranne che di quelli del Pd. Come dire “per vincere le elezioni dichiariamo ineleggibili tutti gli altri e forse le vinciamo”. Potremmo riuscire a pareggiare anche in quel caso». Lui, Zanda, alla fine capitola, almeno rinuncia per un po', fino alla prossima sortita, come ha fatto per il Cav senatore a vita o per l'ineleggibilità, accusa i colpi del fuoco amico e dichiara pensoso che il testo non è «intoccabile» e «se questo è il clima e l'accoglienza, a me la norma non interessa». Amen. Il sardo moralizzatore, però, sulla famosa raccomandazione non ci ha ancora fatto sapere niente. Eppure ci sarebbe più di una ragione per sentirsi in obbligo di giustificarsi, scendendo per un attimo dal cavallo bianco del duro e puro. Infatti, il Luigi Zanda che nel 2007, sindaco Walter Veltroni,  mandò all'allora presidente dell'AMA (l'azienda dei rifiuti di Roma), Giovanni Hermanin, una lettera di raccomandazione per proporre l'assunzione di una persona, è lo stesso Luigi Zanda che nel 2010, quando la Procura di Roma iniziò a indagare sulle assunzioni poco trasparenti da parte del PdL nelle municipalizzate di Roma,  fu uno dei critici più duri di queste pratiche invereconde, tanto che  presentò pure un'interrogazione parlamentare urgente allo scopo di verificare se erano stati assunti parenti o amici di esponenti politici legati alla giunta di Alemanno.  Si chiama benaltrismo, doppiopesismo, fate voi, è pratica assai diffusa nella sinistra italiana. Uno Zanda il primo marzo del 2007 scriveva per raccomandare il dottor G.B, e chiedeva di «avere notizie sulle fasi istruttorie attraverso le quali l'istanza verrà esaminata»; un altro Zanda, quello di lotta, nel 2010 tuonava: «Alemanno si deve dimettere: ha una responsabilità diretta per gli interventi con i quali ha fatto assumere i suoi protetti». Dice la chiacchiera romana che  Luigi Zanda soffra il confronto duro che la politica impone perché nato bene: suo padre, Efisio Zanda Loy,  uomo potente, capo della polizia di Stato nella  stagione del terrorismo, e cresciuto meglio, una carriera fulminante dagli uffici legali dell'Iri, poi consulente del ministero per la Riforma della Pubblica amministrazione, presidente del Consorzio Venezia Nuova, presidente e amministratore delegato dell'Agenzia per il Giubileo per un quinquennio, presidente della Quadriennale di Roma e della Fondazione Palaexpo, consigliere d'amministrazione della Rai in quota Margherita. L'uomo si è consentito il lusso di essere prima segretario e portavoce di Francesco Cossiga ministro degli Interni e poi presidente del Consiglio, poi  consigliere e  vicepresidente del Gruppo Espresso- La Repubblica, e non so se vi ricordate quale trattamento di linciaggio il gruppo inflisse a Cossiga presidente della Repubblica e picconatore. Infine Zanda è stato eletto senatore nel collegio di Frascati nel 2003, elezioni suppletive, senza avversario, perché  la Casa delle libertà non raccolse firme sufficienti; col cento per cento dei suffragi gli toccò anche la più bassa percentuale di partecipazione al voto dell'intera storia repubblicana, il 6,47 per cento. Magari un giorno si distrae dall'ossessione inquisitoria e ci racconta qualcosa sulla morte di Aldo Moro.

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