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Finocchiaro, Bindi, Moretti, SerracchianiQualcuno salvi le donne del Pd

Dalla Finocchiaro alla Moretti, in tante sono sempre più simili a Rosy. Occhio alla Serracchiani

Lucia Esposito
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La crisi che ha travolto il Pd, lo sbandamento dopo le elezioni per quel risultato che credevano fosse una vittoria e che invece si è rivelata una sonora batosta, ha avuto conseguenze devastanti anche sulle donne del Pd. Lo sfascio del partito, le divisioni interne, il travaglio che ha portato alla riconferma di Giorgio Napolitano passando prima per la trombatura di Franco Marini e poi di Romano Prodi e che ha dato alla luce il governo delle larghe intese, deve aver destabilizzato l'universo rosa del partito.   Finocchiaro come Bindi - A partire da Anna Finocchiaro che sembrava lanciata prima verso la presidenza di Palazzo Madama poi verso il Colle e che invece è rimasta spiaggiata al Senato. La dirigente dem, tuttavia, non ha nessuna intenzione di tirare i remi in barca: ed è la protagonista dell'ultima bufera politica scoppiata in casa grillina. E' lei infatti l'autrice materiale della legge (insieme al presidende dei senatori del Pd Luigi Zanda) anti-movimenti, una proposta che permetterebbe al Pd di "sbarazzarsi" dei grillini e vincere nonostante l'emorragia di voti di cui rendono ogni giorno conto i sondaggi. Ma questa è solo l'ultima di una serie di mosse che, lette in controluce, fanno sorgere una domanda: cosa sta succedendo alle donne del Pd? E' in atto un processo che le porta tutte - perfino le più giovani - ad assomigliare all'inflessibile Rosi Bindi.  Proprio come Rosi, Anna Finocchiaro ha scelto di giocare in terra straniera e alle primarie del partito si è catapultata, lei catanese, in una Taranto devastata dal caso Ilva, una candidatura accompagnata da mille polemiche esattamente come quelle che hanno accolto la Bindi a Reggio Calabria. A Catania la Finocchiaro continua a non incassare il risultato, sempre perdente nei collegi uninominali, sconfitta da Raffaele Lombardo alle Regionali, bastonata nella sua Catania: quando si candidò al consiglio comunale portò a casa un pugno di voti. Poi è scoppiato il caso della scorta usata come portapacchi, con tanto di foto dell'ex ministro che fa shopping all'Ikea ma dispone dei guardaspalle per spingere i carrelli. E l'immagine che rimbalza è sempre più simile al dinosauro Bindi che non vuole rottamare per non essere rottamata. Moretti e Serracchiani - Il processo di bindizzazione, di inasprimento e irrigidimento colpisce (purtroppo) anche le giovani dem. Prendete Alessandra Moretti, sguardo magneticamente verde sempre a favore di telecamere, la bersaniana doc che alla prima occasione utile ha tradito Pier Luigi. Un tradimento che lei stessa ha comunicato via twitter quando, dopo la votazione per il presidente della Repubblica, ha ammesso di aver votato scheda bianca contravvenendo agli ordini di scuderia. "Bella e str..." avevamo titolato. Anche se il tradimento era da mettere in conto, bastava leggere la sua biografia e scoprire che nel 2007 si era candidata alle elezioni provinciali con Giorgio Carollo che fino a due anni prima era stato coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto. Da tenere d'occhio anche la neo-governatrice del Friuli Debora Serracchiani che su Renzi ha fatto una giravolta paragonabile al capolavoro bindiano su Letta (lo sostengo ma non mi identifico con questo governo). Quando Orfini lanciò la candidatura di Renzi a premier, la Serracchiani rispose due di picche. Salvo, 24 ore dopo dire: "Renzi premier? Trovo che il suo nome sia giustissimo e non capisco perché non dovrebbe esserlo. L'ho detto un mese e mezzo fa e ho preso randellate dal mio partito".  Qualcuno salvi il Pd, qualcuno salvi le donne del Pd.           

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