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D'accordo con Grillo: la Idem non doveva fare il ministro. E Carfagna e Kyenge...

Eliana Giusto
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di Filippo Facci Beppe Grillo parla per risentimento personale, ma ha perfettamente ragione su Josefa Idem: portare «una canoista al governo» è stato uno spot da Paese sottosviluppato, da democrazia immatura che abbisogna di continue dimostrazioni a se stesso; un Paese che, beninteso, non è strano che trasformi una canoista in ministro: è strano che la trasformi in ministro in quanto canoista. Eppure un ministro non è solo un parlamentare, carica che ormai ha perso ogni status: piacerebbe che la strada che porti a occupare una poltrona del genere si ossequiasse a percorsi più riconoscibili, che fungessero da esempio, discorsi sugli studi e sulla meritocrazia e tutto il resto. Invece una ragazzina italiana, oggi, impara questo: se Josefa Idem non fosse stata olimpionica, se Mara Carfagna non fosse stata bella, se Cécile Kyenge non fosse stata nera, se tutte e tre non fossero state donne, soprattutto, non sarebbero diventate ministro. E basta. Questo non toglie che la Idem sia tra l'altro un bel personaggio, preparato, esemplare per molti aspetti: ma non è arrivata al governo per questo. E non è un caso che a difenderla come un sol uomo (donna) sia stata la truppa delle cooptate Pdl accomunate da un Idem sentire, anzi, da un tizio che un giorno fece una scelta e disse: tu sì, tu no. Questo tizio, in genere, è un uomo.

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