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Napolitano al Cav: "Meno reazioni scomposte, è meglio dal punto di vista processuale"

Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano

Il Capo dello Stato, senza citarlo, parla a Silvio: "Meno reazioni scomposte". Una rassicurazione su Mediaset?

Andrea Tempestini
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  di Andrea Tempestini @antempestini Una chiacchierata con il direttore de Il Messaggero, Virman Cusenza. E un messaggio ben preciso indirizzato a Silvio Berlusconi. Chi spedisce il "pizzino" è Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato premette che "puntiamo a portare avanti la barca tra i marosi, a dare la fiducia al Paese". Re Giorgio ritiene "serio e sereno" l'esordio del governo Letta, grazie anche a un premier che "non si lascia intimidire né da polemiche né da incidenti di percorso". Certo, gli ostacoli politici sono molteplici. La riedizione della strana maggioranza con Pd e Pdl, da subito, si è rilevata turbolenta. Gli scogli contro i quali potrebbe schiantarsi e naufragare l'esecutivo sono diversi. Uno su tutti: la giustizia. Ed è proprio sul tema della giustizia che, a mezzo stampa, il presidente della Repubblica si rivolge al Cavaliere. Il problema, spiega, "ce lo trasciniamo da anni, è sempre stato all'ordine del giorno. Tutti se ne facciano una ragione". Tutti, ma soprattutto una persona: Berlusconi. "Capsico chi si trova implicato" in processi e vicende giudiziarie di rilievo. Ma "meno reazioni scomposte arrivano, meglio è dal punto di vista processuale". Piazze e leggi - Re Giorgio omette soggetti e oggetti. Il messaggio però è di chiarezza lampante. Chiede al Cavaliere e ai suoi di abbassare i toni. Soprattutto di evitare nuove manifestazioni come quella di Brescia che, complice la partecipazione del vicepremier Angelino Alfano, si è trasformata in un caso di governo (Letta, per intendersi, si era spinto ad affermare che così il governo non poteva andare avanti). Certo, non si tratta soltanto di adunate azzurre contro la magistratura e delle dichiarazioni da guerriglia che hanno condito la condanna al processo Mediaset e le richieste di Ilda Boccassini nel processo Ruby. Napolitano vuole che il Pdl accantoni al più presto anche il testo sulle intercettazioni, ripresentato solo poche ore fa. Un testo che ricalca in toto quello scritto da Alfano nel 2009. Una proposta di legge su cui, al tempo, si consumò un violento e prolungato scontro tra democratici e azzurri. Uno scontro destinato a riproporsi con identico vigore ora che i due partiti, tra mille diffidenze, sono chiamati a governare insieme (si pensi solo alle dichiarazioni di vertici di Largo del Nazareno e del neo-segretario Guglielmo Epifani, subito in trincea contro quella che definiscono la "legge bavaglio"). Il sottointeso - Il Cav, stretto nell'assedio giudiziario e chiamato alla fedeltà a Letta nonostante i numeri e i sondaggi che lo spingono al voto, riceve il messaggio ma non può accettarlo in toto senza contropartita. Quale contropartita? Napolitano non si può sbottonare, ovvio. Ma oltre al destinatario, anche il sottointeso del messaggio pare semplice da decifrare. Il nodo è la decisione della Cassazione sul processo Mediaset, attesa per dicembre. Re Giorgio tesse la sua tela, e lascia intendere che in un clima collaborativo, senza adunate né dichiarazioni di guerra da parte del popolo azzurro, nonostante l'ostilità della magistratura, la Cassazione potrebbe risolvere la questione, sbloccando di fatto la possibilità che la legislatura prosegua anche il prossimo anno. Relative garanzie, in tal senso, Berlusconi le ha già ricevute con la nomina di Nitto Palma alla presidenza della Commissione Giustizia e con quella di Giorgio Santacroce proprio al vertice della Cassazione che deciderà sul Biscione. Relative garanzie che, però, in questi giorni caldissimi non possono bastare. Per calmare le acque serviva un messaggio trasversale: quello firmato da Napolitano.  

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