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Pdl, lite tra Alfano e Verdini sul futuro del governo

Angelino Alfano e Denis Verdini

Il confronto a Palazzo Grazioli. Il Senatore: "Subito al voto". Il vicepremier: "No, sosteniamo Letta". Tra le urla, Berlusconi osserva

Andrea Tempestini
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  Nervi tesi a Palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi. Il retroscena viene scritto da La Stampa, che riferisce di un dopo cena molto animato, dove tra il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e Denis Verdini sono volate parole grosse. Presente il Cav, che osservava, silenzioso. Per prima cosa le fazioni: nel rendez-vous azzurro si sono sfidati Alfano e Gianni Letta contro Verdini e Daniela Santanchè. Il pomo della discordia: il futuro del governo. "Ti vogliono uccidere" - Alfano, vicepremier, dopo cena insiste sulla necessità di non alzare ulteriormente i toni sulla giustizia, e di evitare altre manifestazioni come quella di Roma. "Dobbiamo consentire al bambino, ossia al governo, di crescere e camminare", avrebbe spiegato. Parole condivise da Letta. E da Berlusconi. Ma a inalberarsi è Verdini: "Silvio, non credere a quello che ti raccontano loro. La pacificazione è una balla. Tu lo sai che ti dico sempre la verità: ti tengono buono al governo mentre i magistrati ti stringono il cappio al collo fino a ucciderti". Re Giorgio comanda - Verdini, insomma, non ha dubbi. E snocciola la sua tattica: "Stiamo volando nei sondaggi, approfittiamone, apri la crisi a giugno, andiamo a votare in autunno e tu diventi presidente della Repubblica. Non credere a quello che dicono questi qua". La Stampa dà conto delle "urla di Verdini" e di Alfano, che si sarebbero sentite per tutta la residenza romana del Cavaliere. Il vicepremier replica: "Non credere che Napolitano ci faccia fare quello che vogliamo. Se provochiamo la crisi di governo lui si dimette, non scioglie le Camere. Poi che facciamo, ce ne stiamo in uno splendido isolamento all'opposizione mentre il Pd ci massacra alleandoci con i 5 Stelle e si eleggono pure un loro capo dello Stato? E' questo che vuoi?", ha chiesto a Verdini. "Non faccio cadere Letta" - La sfuriata non finisce così. L'ex Guardasigilli, rivolgendosi a Verdini, avrebbe chiesto: "Vuoi che mi dimetta da segretario per poterti gestire da solo il partito?". Un attacco, durissimo. Berlusconi, da par suo, osservava silenzioso. Finite le urla ha spiegato che Verdini ha ragione, ma solo in parte: l'accerchiamento della magistratura è continuo, "ma non commetterò l'errore di far cadere il governo fintantoché andranno avanti quei provvedimenti economici che noi abbiamo promesso in campagna elettorale". Il Cav poi avverte che, comunque, non bisogna abbassare la guardia e che è necessario insistere nella polemica contro le toghe. Enrico Letta, insomma, non cadrà sui processi. Almeno per ora.  

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