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Grillo all'attacco di Napolitano: "Il reato di vilipendio è un retaggio fascista"

Beppe Grillo

"Invito il presidente ad abolire l'art. 278 della Costituzione", continua. E ancora: "Il capo dello Stato non può essere più uguale degli altri cittadini"

Sebastiano Solano
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Il guru dei conque stelle Beppe Grillo ora se la prende con Giorgio Napolitano. Motivo? L'indagine della procura di Nocera Inferiore a carico di 22 persone, colpevoli secondo i magistrati di aver vilipeso il presidente della Repubblica con alcuni commenti sul blog del comico genovese. Nella situazione in cui si trova Beppe Grillo ha bisogno di sparare sempre più in alto. In calo costante nei sondaggi, diviso al suo interno come non mai per la questione della diaria, ridotto all'irrilevanza politica, la bolla mediatica del M5s si sta sciogliendo come neve al sole. Così, oggi, le stilettate di grillo mirano al Colle più alto di Roma, ossia al Quirinale. Le sue sortite contro Pd, Pdl, giornali e giornalisti, ormai non bastano più a serrare le fila, quindi si scaglia direttamente contro Napolitano Il monarca Napolitano - Grillo rievoca il periodo fascista e scrive: "Il reato di vilipendio deriva dal Codice Rocco del periodo fascista. Nel ventennio si tutelava dal delitto di lesa maestà la figura del re e di Mussolini, dal dopoguerra i presidenti della Repubblica. Il reato di vilipendio non è qualcosa rimasto sulla carta, a monito. E' stato invocato innumerevoli volte, spesso dai partiti a scopi politici, e anche applicato". Poi spara ad alzo zero sul capo dello Stato: "Inoltre un cittadino, perché il presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge. Invito il Presidente della Repubblica a chiedere l'abolizione dell'articolo 278 sconosciuto nella maggior parte delle democrazie occidentali". Benzina sul fuoco - Insomma, il guru dei cinque stelle proprio non riesce ad abituarsi alla democrazia. Non riesce a capacitarsi che le istituzioni vanno rispettate e fa finta di non consocere la distinzione tra la persona che incarna l'istituzione e, appunto, l'istituzione stessa. E poichè la situazione gli sta sfuggendo di mano, con il sogno del M5s che si sta disintegrando, non gli resta che alzare i toni e gettare benzina sulla già infuocata situazione politica, economica e sociale. Quindi, dopo aver urlato al golpe, grida alla censura, alla mancanza di libertà d'espressione e d'opinione: "Chi può essere al sicuro di un'eventuale denuncia per una critica al Presidente della Repubblica? Allora, per difendersi, l'unico mezzo è non scrivere più nulla. Bocche cucite. Dita bloccate sulla tastiera. Commenti oscurati".  Salvare il M5s - Grillo sa che tutto ciò non corrisponde al vero, sa che nessuno userà la censura per zittirlo, quindi che fa? Si autocensura. Così conclude il suo post-delirio di oggi paventando un'imminente legge pronta a silenziare il web: "Questo post, per evitare denunce a chicchessia sarà, per la prima volta nella storia del blog, senza possibilità di commento. In futuro, magari, diventerà la regola per tutta la Rete in Italia". Una regola del genere non prenderà mai corpo in Italia. A Grillo serve però farlo credere: è l'unico modo che gli rimane per rimanere al centro della scena.

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