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Mineo a Nitto Palma: "Sono stato uno sciocco, manderò fiori e scuse a Nitto Palma"

Corradino Mineo

Il neo-deputato chiede scusa al presidente della Commissione giustizia per le parole usate il giorno della sua bocciatura

Sebastiano Solano
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Il neo-deputato di Pd Corradino Mineo innesca la retromarcia. Due giorni fa l'ex-direttore di Rai News aveva così commentato la possibilità che Nitto Palma potesse essere eletto alla presidenza della Commissione Giustizia: "Chiedo ai miei colelghi di sparare. Bisogna sparare sulle cose indecenti". Parole forti, specie alla luce della sparatoria avvenuta davanti Palazzo Chigi il giorno del giuramento del governo Letta.  'Un peccato d'ingenuità' - Così, ospite della puntata di oggi de La Zanzara, Mineo corregge il tiro: "Sono stato uno sciocco, manderò fiori e scuse a Nitto Palma, intendevo sparare parole, non sparare pallottole. Ma capisco che le parole possano ferire, gli chiederò scusa per questo". Un peccato d'ingenuità, quello di Mineo, che da neofita delle aule parlamentari gli potrebbe pure essere concesso, se non fosse che la politica e i suoi meccanismi non sono per lui proprio una novità: ha iniziato la carriera al Manifesto nel 1971, per passare sette anni dopo alla Rai, dove diventa capo redattore politico del Tg3 di Sandro Curzi. Una qualche consapevolezza dell'importanza delle parole in politica, insomma, dovrebbe avercela. Ma tant'è.  L'attacco a Libero e Il Giornale - Ad ogni modo, dopo il dietrofront sulla vicenda Nitto Palma, Mineo attacca a testa bassa l'informazione non di sinistra. Stuzzicato dai due bad boys della trasmissione, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, il giornalista siciliano tira in ballo Libero e Il Giornale: "Vorrei che qualcuno vedesse quello che è uscito contro di me su Libero e Il Giornale, altro che sparare parole. Molto peggio". Il reato commesso dai due quotidiani, s'immagina, sarebbe quello di aver riportato le sue parole su Nitto Palma: niente di più e niente di meno. Comunque, per quanto ci riguarda, abbiamo un'unica richiesta da fare a Mineo: nel caso decidesse di perdonarci, cosa della quale dubitiamo, non si disturbi a mandarci dei fiori. 

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