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Rodotà ai grillini: il compromesso non è il male assoluto

Lucia Esposito
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  Loro lo sognavano al Colle tanto che lo hanno incoronato "candidato di tutti gli italiani", lui li ha incontrati per due ore in un'auletta di Montecitorio e si è sottoposto a una sorta di interrogatorio. Il clima era di entusiasmo, con i grillini che urlavano "Ro-do-tà, Ro-do-tà, come nei giorni caldissimi dell'elezione del Presidente della Repubblica.  Lui è il giurista Stefano Rdotà, loro sono gli onorevoli grillini. Il mancato presidente della Repubblica li ha invitati a fargli del tu e soprattutto ha dato una lezione di medizione e compromesso a loro che da sempre alzano muri davanti a ogni ipotesi di trattativa, a loro che vedono qualsiasi forma di compromesso come il fumo negli occhi. Rodotà, soprattutto, ha detto: "Al posto di Napolitano vi avrei dato l'incarico, lo ha riferito Claudio Messora, uno dei responsabili della comunicazione del gruppo M5s. L'importanza del confronto - Rodotà ha spiegato ai pentastellati che  "la capacità di mediazione - sottolinea - è essenziale, anche se gli viene attribuita una connotazione negativa". Lo stesso vale per il termine "compromesso, perché "a volte è solo con il confronto che si raggiungono risultati". Rodotà quindi mette pesantemente in discussione la politica del "vaffa" che caratterizza il  Movimento a cinque stelle e riabilita anche il concetto  di conflitto. "Machiavelli - ricorda - sosteneva che il conflitto non è in sè una causa di debolezza ma dà dinamicità al complesso politico. Le parole dunque sono tre: conflitto, mediazione, compromesso. Tutte possono essere declinate in maniera negativa, ma ognuna è importante in Parlamento". "In Parlamento non dobbiamo fare i pompieri del conflitto", perché anche questo può condurre a centrare degli obiettivi. Un esempio? "Nell'autunno caldo del '69 - ricorda il giurista - la risposta è stata lo Statuto dei lavoratori. In quel momento è  stato colto il disagio e la necessità di dare soluzioni nuove". Quel che occorre, insegna il giurista, è saper dosare i tre concetti - mediazione, compromesso e conflitto - "intercettando la disponibilità al dialogo.  Riforma della Costituzione e della legge elettorale - Sulla conferma di Napolitano al Colle, "il Presidente della Repubblica - dice - e' stato messo con le spalle al muro dai partiti". Ma tornando ai giorni dell'elezione per il Quirinale, "chi non è stato capace di gestire quella fase - afferma diretto alle forze politiche - non credo abbia la capacità di gestire questa fase". Il confronto con i parlamentari tocca diversi temi, compreso quello carissimo al M5S della Rete. Sul futuro del Movimento, Rodotà non dispensa consigli. "Io posso riservarmi di dare un giudizio su di voi nel tempo, voi potete fare lo stesso con me". La risposta dei grillini è immediata: "Per noi è lei il nostro Presidente", dicono i grillini cedendo all'uso del lei. "Ne riparliamo tra 7 anni", suggerisce Vito Crimi. Rodotà parla della riforma della Costituzione e invita alla prudenza: "Bisogna considerare i rischi ad esempio sul passaggio da una repubblica parlamentare ad una presidenziale". E' pressante invece l'invito a riformare la legge elettorale: "E' un problema drammatico e urgente - sostiene - anche per diminuire il potere di vita e di morte attribuito a quel signore (Berlusconi, ndr) che qualcuno di noi, forse ingenuamente, aveva pensato avesse concluso la sua parabola politica...". In ogni caso, continua, "un premio di maggioranza così spropositato ha un vizio di costituzionalità e io mi appello a voi che fate politica in questa sede per cambiare la legge elettorale". Rodotà precisa: "Io non sono di proprietà di nessuno lavoro con gli altri, anche con voi". Ma c'è chi chiede di essere "punto di riferimento". Infine, un consiglio gli viene chiesto su come difendersi dalla stampa, che viene vista sempre come strumento di informazione "distorta", così dice un deputato. Ma Rodota' risponde: "A me ne hanno dette di tutti i colori, ma non me la prendo perché parla il mio passato e parlerà il futuro".   

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