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Cav condannato? Vendetta togata dopo 20 anni di braccio di ferro

Silvio Berlusconi

La sentenza di Milano è l'esito di un braccio di ferro che dura da 20 anni. Ma i magistrati dimenticano che anche De Benedetti e gli Agnelli...

Andrea Tempestini
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  di Franco Bechis @Franco Bechis La conferma è stata integrale: quattro anni per frode fiscale a Silvio Berlusconi, con tre anni condonati, e pene accessorie pesanti per il Cavaliere: 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, 4 anni di interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria, tre anni di incapacità di trattare con la pubblica amministrazione, tre anni di interdizione dagli uffici direttivi dalle persone giuridiche e delle imprese e interdizione perpetua dall'ufficio di componente di commissione tributaria (la pena che conta di meno). E' stato così che la Corte di appello di Milano ha regolato un braccio di ferro che va avanti ormai da venti anni con Berlusconi più o meno sugli stessi temi. Essendo stata confermata integralmente la sentenza di primo grado, è presumibile che le motivazioni dell'appello siano quindi le stesse. E che quindi questa decisione sia la vendetta per altri processi da cui più volte e con vari motivi il Cavaliere è uscito. Perché alle origini di questa condanna c'è sempre la stessa materia dei procedimenti All Iberian, Mills e Mediatrade da cui Berlusconi è stato assolto ora per prescrizione ora per essere stato riconosciuto in ultima istanza proprio innocente. Di cosa si accusa il cavaliere? Delle stesse cose e degli stessi fatti di venti anni fa: avere costruito una rete estera Fininvest per pagare meno tasse in Italia. Queste società, talvolta amministrate da prestanome, in origine avevano il compito di versare utili a due finanziarie off shore: la Century One e la Universal One, costituite da una delle banche di fiducia di Berlusconi: la Arner, presso cui il Cavaliere ha ancora oggi il suo conto corrente. Secondo le indagini della magistratura i beneficiari di quelle due società sarebbero stati i due figli di primo letto di Berlusconi: Piersilvio e Marina. Che cosa accadeva? Fininvest acquistava diritti tv dalle principali major americane e internazionali attraverso società di intermediazione (una di queste era di Frank Agrama, coimputato nel processo) che la magistratura ritiene fittizie. Queste società fino alla fine del 1995 avrebbero poi riversato parte del proprio margine di guadagno alla Century One e alla Universal One. Perché? Ecco, la risposta nel processo non c'è. E anche la difesa di Berlusconi si è ben guardata dal fornirla. Una delle ipotesi che circola - e che per questo riferisco - è che quello fosse un modo di papà Silvio di diversificare l'asse ereditario, offrendo ai figli di primo letto che fin da giovanissimi lavoravano con lui un margine di guadagno che riconoscesse il contributo da loro dato alla crescita del gruppo. Perché nel 1995 questo schema si interrompe? Banale: perché a fine anno quella Mediaset srl interamente controllata da Fininvest che era nata nel 1993 rilevando le attività di Reteitalia, si è trasformata in società per azioni ai fini della quotazione in Borsa avvenuta l'anno successivo. Fino a quel momento tutto era fatto in famiglia, e la costruzione di quel sistema che poggiava su Century One e Universal One era riservata soprattutto per non suscitare bracci di ferro in famiglia. In ogni caso solo i Berlusconi erano proprietari di Fininvest e di tutte le società controllate in Italia e all'estero. Con l'ingresso di nuovi azionisti l'arcipelago estero Fininvest avrebbe sottratto utili a piccoli azionisti e soci terzi che entrarono nel capitale di Mediaset. Quindi fu chiuso. Al suo posto fu creata una società controllata da Mediaset al 99%, la Ims, regolarmente consolidata in bilancio, presso cui dal 1996 in poi transitarono tutti i diritti tv. Restarono in piedi anche alcune società terze, che non appartenevano a Fininvest: quelle degli intermediatori, fra cui Agrama, che si trasformarono di fatto in agenti di Mediaset, continuando a intermediare e vivendo di provvigioni sui contratti fatti. All'inizio alcuni di loro erano semplici intermediari, ma facendo quel mestiere per dieci anni e più si erano ormai impratichiti e hanno continuato a lavorare.  Su questi fatti gli inquirenti in parte compiono errori materiali e confondono Mediaset srl con Mediaset spa (la differenza è grande, perché la prima apparteneva solo ai Berlusconi, la seconda no). Poi contestano la ragione sociale di Ims. Secondo i difensori di Berlusconi fu creata per non fare pagare in Italia la Whitholding tax alle major che trattavano con il gruppo. Quasi tutte le grandi società del settore avevano strutture simili, per l'identica ragione. Ma per i magistrati di Milano la Ims viene considerata società fittizia, e il pagamento di commissioni alla stessa un modo per frodare il fisco italiano. Stesso discorso per le commissioni pagate ai vari agenti di intermediazione. Per altro questa interpretazione avviene in assenza di comparazione con la gestione di altri grandi gruppi simili in Francia, in Inghilterra o in Germania. E a dire il vero non viene chiesto come vengono gestiti i diritti tv delle major nemmeno all'italianissima Rai. La decisione dei giudici è che tutto il sistema servisse solo a non pagare tasse in Italia. Per questo la frode fiscale. Siccome si tratta di avvenimenti di molti anni fa, tutto sarebbe ormai prescritto. I diritti tv però vengono ammortizzati in periodi molto lunghi (anche dieci anni), ed è proprio per quegli ammortamenti che vengono individuati due anni di bilancio Mediaset al di fuori della prescrizione.  Individuato il reato, bisognava individuare la colpa di Berlusconi. E qui qualche problema c'era, perché la Corte di cassazione aveva appena assolto il Cavaliere per gli stessi fatti nel procedimento Mediatrade sostenendo che “non vi è alcun elemento probatorio preciso e concreto che possa considerarsi apprezzabilmente significativo dell'esistenza in capo all'imputato Silvio Berlusconi di reali poteri gestori della società Mediaset nel periodo di riferimento dei fatti per cui si procede”. E allora? Ecco il teorema dei magistrati, assai fragile, ma sostenuto in primo e in secondo grado: vero che Berlusconi con Mediaset spa e le sue decisioni non c'entrava nulla, ma tutto il sistema delle società estere ha origine in Fininvest, e sicuramente era stato ideato da Silvio per fare avere quegli utili extra a Piersilvio e Marina. Se l'ideazione risale agli anni Ottanta, anche quello che venne dal 1996 in  poi deve derivare da quella decisione originaria del Cavaliere. Che quindi è oggi colpevole di un'idea colpevole di 25 anni fa divenuta però illegale quando lui non c'era più. Non proprio solidissimo. Era illegale prima quella struttura estera? Era identica a quella mantenuta fino al secondo millennio e oltre dal gotha dell'imprenditoria italiana: dagli Agnelli a De Benedetti, da Della Valle a Montezemolo. In Lussemburgo, in Olanda e nei paradisi fiscali di mezzo mondo. A cosa serviva? A pagare meno tasse in un paese che li spremeva fino all'osso…  

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