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Renzi: "Così abolirò il finanziamento pubblico"

Matteo Renzi

L'idea: abolizione progressiva dei rimborsi elettorali in tre anni. Sicuro il consenso del Pdl, probabile quello del M5S. Chi è contrario? Gli ex Ds

Sebastiano Solano
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di Sebastiano Solano Mentre il Pd è impegnato in un'interminabile resa dei conti interna, Matteo Renzi fa politica. Dopo essersi chiamato fuori dalla corsa per la segreteria - su precisa garanzia che le cariche di segretario del partito e candidato premier verranno rese autonome - il Sindaco di Firenze riparte dal suo cavallo di battaglia: l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Proprio mentre la questione della segreteria e i giochi di potere per impedire l'elezione di Nitto Palma sembrano essere in cima alle preoccupazioni dei vertici del Pd, alcuni deputati renziani hanno infatti depositato una proposta di legge in tal senso.  La Proposta di legge - La proposta presenatata da Dario Nardella, e sottoscritta da Ivan scalfarotto e altri deputati del Pd, mira all'eliminazione progressiva dei rimborsi elettorali nonché ad incentivare il finanziamento privato. Spiega Nardella: "Vogliamo sostituire i rimborsi con un sistema di contribuzione diretta ai partiti e ai movimenti politici prevedendo un credito d'imposta con il quale il cittadino, persona fisica, può avere un'agevolazione di natura fiscale del 40 per cento. Abbiamo poi previsto che il contributo non superi i 10mila euro". Una proposta che, come dicevamo, se approvata entrerà in vigore, a regime, nel giro di tre anni.  Pdl e M5s d'accordo - Una proposta che non potrà che trovare la condivisione totale del Pdl, che ha messo il tema dell'abolizione del finanziamento pubblico tra le priorità di programma nella scorsa campagna elettorale. Probabile la condivisione anche del M5s, la cui opposizione a qualsiasi tipo di finanziamento alla politica è nota. D'altra parte, però, questa è una proposta spinosa per il Pd. La sinistra ex-ds è infatti contraria all'abolizione totale dei rimborsi: così fa politica solo chi ha i soldi, è il loro ragionamento. Già durante la corsa per le primarie, infatti, Pierluigi Bersani e Renzi si sono scambiati accuse sul tema. Parole di fuoco che hanno portato prima Bersani ad attaccare il Sindaco rottamatore sulla cena di raccolta fondi organizzata dal finanziere Davide Serra e gli uomini Renzi a diffondere un dossier sugli spreschi del Pd.  La vendetta contro l'apparato del Pd - E in effetti, a prescindere dale nobili motivazioni dei renziani, la mossa di presentare ora una legge del genere è un colpo basso inferto da Renzi a tutto quell'apparato che ha appoggiato Bersani, e denigrato Renzi, durante le Primarie. Lo fa capire, tra le righe, il renziano Federico Gelli: "Il vero tema è quanto costa la politica oggi e rispetto a quanto dovrebbe costare la politica 200 funzionari per il Pd sono una sproporzione. Si dovrà discutere nelle sedi congressuali su quanto deve costare un partito. Noi, alle primarie, abbiamo dimostrato che si può fare politica con costi contenuti. Duecento funzionari del Pd nella sede centrale sono sproporzionati rispetto a una politica che richiede risparmi", ha chiarito Gelli.

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