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Nitto Palma è presidenteLetta (per ora) è salvo

Francesco Nitto Palma

Finisce il balletto dei democratici, che con i veti sull'ex Guardasigilli provavano a dimostrare agli elettori di non essere proni a Berlusconi

Andrea Tempestini
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di Andrea Tempestini @antempestini L'accordo sulle commissioni ha retto. E in extermis è stata trovata l'intesa anche su una casella cruciale, quella della Giustizia, su cui alla vigilia del terzo turno di voto si era rischiata la rottura tra Pd e Pdl. Alla fine alla presidenza della Commissione al Senato è stato eletto Francesco Nitto Palma, l'uomo indicato dagli azzurri e che ieri, martedì 7 maggio, era stato "impallinato" al voto segreto. Dopo i giochi sottobanco, le imboscate, i veti e il fuoco dei franchi tiratori, l'elezione si è conclusa con un piccolo giallo. Le agenzie prima battono la notizia di una nuova fumata nera: "Nitto Palma si ferma a 13 voti, si andrà al ballottaggio contro il candidato del M5S, Mario Giarrusso". Poche righe che nascondevano una possibile crisi di governo. Passano pochi secondi e arriva la smentita: "Disco verde a Nitto Palma". L'ex Guardasigilli, dopo il balletto elettorale dei democratici impegnati a dimostrare di non essere alleati proni a Berlsuconi, è stato eletto. Schede bianche - In verità non c'è stato alcun giallo: Nitto Palma è stato nominato al ballottaggio - il quarto turno di voto che ha immediatamente seguito il terzo - con 13 voti contro le 4 preferenze raccolte dal grillino. Otto le schede bianche, una nulla. La strana intesa Pd-Pdl regge, ma non senza maldipancia. Le schede bianche infatti sono quelle dei democratici, preannunciate da Felice Casson (che in Largo del Nazareno avrebbero voluto alla presidenza della Commissione). Il senatore, prima del voto, aveva spiegato che "il Pd voterà scheda bianca. Abbiamo chiesto che ci fosse un candidato condiviso, ma non ci è stato proposto altro nome che Nitto Palma. Dunque, voteremo scheda bianca". Ma dalla quarta votazione in poi per l'elezione non era richiesta la maggioranza assoluta. La mediazione - Lo spauracchio per il governo Letta era il possibile accordo tra Pd, grillini e Sel per eleggere un nome non condiviso con gli azzurri. Un'ipotesi che era circolata in mattinata, una via che i democratici avrebbero voluto percorrere per scongiurare l'elezione di Nitto Palma, considerato troppo vicino a Silvio Berlusconi. La mediazione è stata condotta dai montiani, che hanno cercato di tenere sotto controllo la grana-Commissione. Il capogruppo di Scelta Civica al Senato, Gianluca Susta, entrando nell'Aula della Commissione prima del terzo voto ha tagliato corso spiegando che "voteremo Francesco Nitto Palma per senso di responsabilità". Gli accordi, questo il sottointeso, si rispettano, anche se "è un accordo che non ci piace e al quale non abbiamo partecipato - aggiunge Susta -, ma votiamo perché serve un minimo di responsabilità". Ipotesi complotto - In una giornata convulsa, infine, si segnala l'accorata autodifesa di Gaetano Quagliariello, l'azzurro ministro delle Riforme costituzionali, tacciato da Repubblica di aver "complottato" col Pd Zanda contro Nitto Palma: "Non è mio costume, non vedo Zanda da mesi e le idee di Nitto Palma su giustizia e garantismo sno le mie. Solo Tafazzi bombarderebbe la maggioranza che sostiene il governo di cui fa parte. In ogni caso, ad tempo non mi veniva attribuito un qualche complotto, iniziavo a sentirne la mancanza. Grazie Repubblica - conclude - per aver colmato il vuoto". Santacroce in Cassazione - Da segnalare, sempre sul fronte giustizia, pochi minuti dopo la nomina di Nitto Palma l'elezione di Giorgio Santacroce come primo presidente della Corte di Cassazione. Santacroce è stato nominato dal plenum del Csm, e prende il posto di Ernesto Lupo, in pensione dal prossimo 13 maggio. Magistrato dal 1965, Santacroce è stato presidente della Corte d'Appello di Roma. Nella sua carriera si è distinto per i processi sul terrorismo (da Avanguardia nazionale agli attentati dei Nap). Si è occupato anche della strage di Ustica, dell'omicidio Grazioli commesso dalla Banda della Magliana e ha sostenuto la pubblica accusa nei processi sulla loggia massonica P2. In Cassazione si è occupato del mostro di Firenze, dell'omicidio Calabresi, dei acsi Cogne e Marta Russo e dei black bloc al G8 di Genova.

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