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Commissioni, la carica dei "big": poltrone a Finocchiaro, Bindi e Casini

Rosy Bindi

Pd e Pdl impegnati a "sistemare" gli esclusi eccellenti dal governo. Veto su Romani a Trasporti e comunicazione, Stallo col M5S su Copasir e Rai

Giulio Bucchi
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di Claudio Brigliadori Beppe Grillo parlerebbe di "ritorno dei morti viventi", e molti sarebbeo d'accordo con lui. Più semplicemente, come insegna la politica italiana, i partiti trovano sempre il modo di far rientrare i loro big accantonati "per decenza" nei confronti degli elettori da una porticina di servizio. Leggasi: commissioni parlamentari. Certo, c'è sempre la questione dei veti incrociati nella maggioranza, una grana che ha già complicato i giochi di governo a Pd e Pdl, ma i nodi sembrano essere stati sciolti: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Pierferdinando Casini, Francesco Nitto Palma, Fabrizio Cicchitto, sono tutti pronti a prendersi una poltrona. Il caos Nitto Palma - E' un gioco di pesi e contrappesi. Iniziamo dalla Camera. Il Pdl piazza alla presidenza della Commissione Esteri Fabrizio Cicchitto, mentre Francesco Paolo Sisto va agli Affari Costituzionali. L'ex ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan finisce alla presidenza della Commissione cultura. Ignazio La Russa è stato eletto alla presidenza della delicatissima Giunta per le autorizzazioni a procedere (sul nome dell'ex ministro della Difesa sono piovute le critiche dei gillini. Per la capogruppo Roberta Lombardi è "una porcata, danno la presidenza a Fratelli d'Italia che è una finta opposizione). La vera bagarre, con tanto di colpo di scena, è però scoppiata a Palazzo Madama intorno al nome di Francesco Nitto Palma. L'ex Guardasigilli non è stato eletto al primo turno alla presidenza della commissione giustizia, fermandosi a 12 voti. Renato Schifani, infuriato, ha lasciato l'aula avvertendo tutti: "Ciascuno si prenderà le proprie responsabilità". Chiaro messaggio a chi, nel Pd, ha fatto ostruzionismo alal nomina. Il veto a Romani - Il no secco dei democratici c'era già stato nei confronti di Paolo Romani ai Trasporti e Infrastrutture al Senato, con delega alla comunicazione. Al suo posto arriverà Altero Matteoli. Al Lavoro, a Palazzo Madama, un altro azzurro doc, Maurizio Sacconi, che del Lavoro è stato anche ministro. Lo scranno della Commissione agricoltura tocca invece a Roberto Formigoni, che l'ha spuntata sulla collega Pdl Anna Maria Bernini. In attesa di capire cosa sarà della Convenzione per le rifome, Silvio Berlusconi si accontenta di entrare nella Commissione Affari istituzionali al Senato presieduta dalla dem Finocchiaro. Confermato Antonio Azzollini alla presidenza della commissione Bilancio.  Le proteste di Grillo - Resta invece lo stallo per due commissioni tra le più importanti, Copasir e Rai. Per prassi, vengono assegnate alla opposizione. Il Movimento 5 Stelle, che conta più o meno un terzo dei voti totali, qualche proprio nome l'ha avanzato (su tutti il capogruppo al Senato Vito Crimi e il senatore Roberto Fico). Si voterà la prossima settimana, l'impressione è che Pd e Pdl non siano così propensi ad "aperture". E su Twitter Beppe Grillo si lamenta: "La prassi vuole che le presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai vadano all'opposizione, ovvero al MoVimento 5 Stelle". Inoltre, tra le fila del Movimento 5 Stelle, è stato eletto Giuseppe D'Ambrosio alla presidenza della Giunta elezioni della Camera. Poltrone democratiche - Ma siccome gli equilibri sono rigorosamente bipartisan, anche Scelta civica ha bisogno di accontentare i suoi leader. Così l'ex presidente della Camera Pieferdinando Casini finisce ala commissione Esteri al Senato. Anche il Pd schiera i suoi mammasantissima, che hanno avuto poche fortune nelle scorse settimane. Prendete Anna Finocchiaro: per lei si era fatto addirittura il nome del Quirinale. Niente da fare, ma verrà ripagata con la presidenza della commissione Affari costituzionali al Senato, posto-chiave ambitissimo. Altri dem sono in rampa di lancio: il dalemiano Nicola La Torre dovrebbe insediarsi all Commissione Difesa del Senato, Cesare Damiano presiederà la commissione Lavoro alla Camera (anche lui è stato ministro, con Prodi), Giuseppe Fioroni quella Difesa sempre a Montecitorio mentre Francesco Boccia (marito del ministro all'Agricoltura Nunzia De Girolamo) andrà al Bilancio (anche lui alla Camera), mentre l'ex verde e oggi Pd Ermete Realacci sarà alla Camera, all'Ambiente. Dovrebbe scattare una poltrona anche per l'ex-penna de Il Corriere Massimo Mucchetti, forse quella dell'Industria. E Rosy Bindi? Sì, c'è spazio anche per lei: molto probabilmente andrà alla commissione Antimafia, e questa volta Matteo Renzi non potrà farci nulla. Altri nomi - Tra gli altri eletti, a Montecitorio ci sono Daniele Capezzone del Pdl alle Finanze, Donatella Ferranti (Pd) alla Giustizia, Elio Vito (Pdl) alla Difesa, Luca Sani (Pd) all'Agricoltura, Michela Meta (Pd) ai Trasporti, Michele Bordo (Pd) alle Politiche Ue, Guglielmo Epifani (Pd) alle Attività produttive e Pier Paolo Vargiu (Scelta Civica) agli Affari sociali. Quindi al Senato, dove sono stati eletti Mauro Maria Marino (Pd) alla commissione Finanze, Nicola Latorre (Pd) alla Difesa, Giuseppe Francesco Maria Marinello (Pdl) all'Ambiente, Emilia Grazia De Biasi (Pd) alla Sanità e Andrea Marcucci (Pd) alla Cultura). Infine una nota di colore: tra i vicepresidenti e i segretari spicca il nome di Antonio Razzi, l'ex Idv passato al Pdl, scelto come segretario della commissione Esteri del Senato: "Sono onorato di ricoprire una carica di tale impegno in una commissione cruciale come questa - ha dichiarato -. Il mio destino, il mio nome, la mia storia mi vuole legato all'estero anche in questa legislatura".

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