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Caselli su Andreotti: "Contiguo a Cosa Nostra, ma prescritto"

Il Procuratore capo di Torino ne è convinto: "Fino al 1980 la Corte ha ritenuto l'imputato responsabile di rapporti con la mafia"

Sebastiano Solano
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Uno dei più fieri avversari di Giulio Andreotti è stato sicuramente Giancarlo Caselli, a capo della Procura di Palermo dal 1993 al 1999. Fu in quegli anni che Caselli imbastì uno dei processi politici più discussi degli ultimi anni: quello nei confronti di Andreotti, appunto, accusato dai pm di Caselli di contiguità con Cosa Nostra. Un processo alla Prima repubblica, più che al politico Andreotti, vista l'influenza decennale che il Divo ha avuto sulla vita politica italiana.  Rapporti con Cosa Nostra - E oggi, con Andreotti appena scomparso, Caselli ripercorre quel processo che - come ha confidato in un'intervista Sandra Carraro, amica di Andreotti - è stato forse l'unico evento a riuscire nell'impresa di scalfire quel manto di imperturbabilità che lo accompagnò per tutta la vita. Spiega Caselli: "Sul piano politico non posso dire niente perchè non mi spetta, sul piano processuale vorrei ricordare che c'è stata un'assoluzione in primo grado ma parzialmente ribaltata dalla sentenza d'appello: fino al 1980 la Corte ha ritenuto l'imputato responsabile di rapporti con Cosa Nostra e dopo il 1980 ne ha confermato l'assoluzione contro la decisione dell'appello".  Colpevole e prescritto - Caselli se la prende poi con chi, tra i politici ma anche tra i giornalisti, definiscono l'esito di quel processo con la parola 'assoluzione': "C'è stato ricorso in Cassazione sia dell'accusa sia della difesa. In 50 anni non ho mai visto un imputato ricorrere contro la sua assoluzione. Quindi - ha detto ancora - dovrebbe essere chiaro a tutti che fino al 1980 non c'è un'assoluzione ma un'affermazione di colpevolezza per un reato tuttavia prescritto". E comunque, ha ribadito, "la sentenza di appello è stata confermata in Cassazione. Questa - ha concluso - e solo questa è la verita processuale".

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