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Agguati, colpi bassi, imboscate:è partita la guerriglia rossa(una trappola per gli azzurri)

Le ultime polemiche confermano il timore che il governo si trasformi in un'imboscata per il Pdl. Tra veti e attacchi orchestrati dai democratici contro gli alleati

Andrea Tempestini
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di Maria Giovanna Maglie Occhio alle regole di ingaggio del decisionista neo premier, rischiano di valere solo per ministri e sottosegretari del Pdl, quelli inseriti in minoranza e obtorto collo, quelli che il Pd per non farsi in mille pezzi dovrà continuare ad attaccare in file serrate di partito e ordine sparso della cosiddetta società civile, quelli che il vice premier e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, non difende forse perché ha ancora la musica delle chiacchiere di insediamento di Letta nelle orecchie. Quelli che se va avanti così, caro Cav, tra un attacco basso, un moto di schifo, una censura e un veto, tra un De Mistura nominato inviato speciale sullo scandalo dei due  marò come premio per aver fatto solo casino, una Biancofiore censurata per aver osato difendersi, una Lorenzin che deve rendere conto al tribunale del popolo di chi incontra, la imbrigliano di brutto. Quelli che ora vogliono la presidenza della Convenzione alla sinistra dopo presidenza della Camera, del Senato, della Repubblica, del governo, e naturalmente, immagino, mano libera e potere di veto pure sulle presidenze delle commissioni parlamentari. Alla faccia della pacificazione, e tanti auguri per la tenuta del Pdl, che avrà pure elettori fiduciosi e disciplinati, ma sei mesi fa erano per ragioni analoghe evaporati, o no? Se questo governo è destinato a durare, urge cambio di segnali. Veniamo al caso Biancofiore, che è gravissimo nel merito e nel metodo, che va ben oltre il pur dovuto  rispetto alle persone che si scelgono, si fanno giurare, gli si dice «siamo una squadra», e poi si sputtanano. È lecito supporre che il premier e il suo vice conoscessero le opinioni di Michaela Biancofiore su omosessuali e transessuali, non solo perché non rappresentano una aberrazione di pochi, ma anche perché è doveroso operare uno screening dei prescelti prima di altrimenti frettolosi e superficiali insediamenti. Né le pari opportunità, intese nel senso di numerosi soggetti discriminati, non certo solo degli omosessuali, devono essere stati proprio al centro dei pensieri di chi ha formato il governo, o non sarebbero state accorpate con ben altri due ministeri e relativi problemi e competenze, sport e giovani, il tutto senza il becco di un quattrino. Tanto è vero che è stata scelta per la bisogna una super neofita del non sport come Josefa Idem. Quando è partito l'attacco, legittimo per carità ma un tantino spropositato e un po' troppo organizzato per apparire spontaneo, la Biancofiore ha ritenuto di doversi difendere, anche con un'intervista a Libero, un diritto che è sancito più o meno universalmente. Che avrà detto mai? «Non mi preoccupo del loro giudizio, non mi intimoriscono. Mi piacerebbe per una volta che anche le associazioni gay, invece di autoghettizzarsi e sprecare parole per offendere chi non conoscono, magari condannassero i tanti femminicidi delle ultime ore. Difendono solo il loro interesse di parte». «Penso che faremo un ddl che cavalcherà la modernità civile. Personalmente dico “no” alle nozze gay e “sì” alle unioni civili. È la linea di Berlusconi». «Non sono omofoba. A livello di persone non vedo differenza, ma non credo sia normale che un uomo vada con un trans. Come donna non riesco ad accettarlo». Infine,  e direi a proposito, sugli insulti che dilagano in rete: «Mi piacerebbe che la presidente Boldrini intervenisse. Se questi sono i campioni della tolleranza...». Non riesco a sentirmi indignata. Ordunque, che fa il decisionista Letta? Toglie le deleghe al suo sottosegretario, non perché ha il fegato di dire che si è sbagliato e ora ritiene la Biancofiore non più idonea vuoi per le pressioni vuoi perché lui, Enrico Letta, intende guidare un governo che approvi il matrimonio tra omosessuali con una certa urgenza, che sarebbe una notiziona. No, lo fa perché è stata infranta la regola di ingaggio che chiede il silenzio dei nominati. Occorrerà allora ricordare, non al premier e al suo vice, che lo sanno benissimo, che la regola è stata già abbondantemente infranta e i violatori stanno tutti al loro posto, pronti a nuove imboscate.  Qualche esempio. Dario Franceschini, neo ministro dei Rapporti con il Parlamento, discutendo con i cronisti al Senato: «L'Imu non verrà tolta, ci sarà una proroga per la rata di giugno. Avremo quindi un problema di cassa per i comuni e ci sarà anche la questione di evitare l'aumento dell'Iva nell'estate 2013. Ci siamo appena insediati, ma la prossima settimana vareremo un provvedimento apposito. È comunque nostra intenzione evitare decreti legge omnibus». Sulla presidenza della commissione per le riforme, il neo viceministro all'Economia, Stefano Fassina: «Dobbiamo trovare una figura in grado di dare garanzie a tutte le forze in Parlamento, e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi». Josefa Idem, alla tv Zdf, mentre Letta era in Germania: «L'avversione di molti italiani nei confronti del cancelliere Angela Merkel è comprensibile, i motivi del risentimento sono gli effetti della crisi e la percepita relazione diretta del cancelliere con le misure di austerità».

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