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La battaglia dei sottosegretari:la resa dei conti in Pd e Pdl

Il giuramento del governo Letta

Governo Letta, restano da spartire ancora una quarantina di poltrone. Nei partiti è iniziata l'offensiva degli scontenti. Ecco tutti i nomi in ballo

Andrea Tempestini
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C'è una squadra di governo, ma la partita per i sottosegretari e le altre poltrone è appena iniziata. Sarà una partita dura, destinata a intrecciarsi con i problemi di Pd e Pdl, che dovranno in qualche modo compensare chi è rimasto "fuori" da questo esecutivo, dalla squadra in prima fila, quella dei ministri. Per la spartizione delle poltrone che restano in ballo, insomma, si respira un'aria da resa dei conti (soprattutto a sinistra, in quel Pd dilaniato e distrutto dalle polemiche in salsa quirinalizia - e non solo - delle ultime settimane). Qui sinistra - Il numero massimo dei componenti della cosiddetta seconda fila dell'esecutivo non può sforare le quaranta unità (la legge pone all'esecutivo un tetto di 63 componenti). A sinistra, per il Pd, il cerino è in mano al neo ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. Secondo le indiscrezioni il sottosegretariato allo Sviluppo Economico potrebbe andare a Paola De Micheli, lettiana di ferro. In pole per la poltrona agli interni c'è Emanuele Fiano, il responsabile sicurezza del Pd, mentre agli Esteri si parla di Lapo Pistelli, anche quest'ultimo fedelissimo di Letta. Al Lavoro la ex veltroniana Marianna Madia, Guglielmo Epifani viceministro dell'Economia, Roberta Agostini (bersaniana) alle Comunicazioni, il renziano Matteo Richetti ai Beni Culturali, Ermete Realacci all'Ambiente. E ancora, alla Coesione Territoriale si fa il nome del franceschiniano Antonello Giacomelli; per ultimo Massimiliano Manfredi, a cui dovrebbe andare una poltrona del ministero Economico. Qui destra - Poi c'è la partita che si gioca a destra, nel Pdl, che pur più compatto dei democratici negli ultimi giorni è attraversato da forti tensioni. Una su tutte: i "falchi" ritengono che la squadra azzurra confluita nel governo sia di matrice troppo "alfaniana". Tra gli scontenti, in prima fila, la pasdaran Daniela Santanchè. Così, per quel che concerne i sottosegretariati, le porte sarebbero spalancate per nomi di stretto rito berlusconiano. Alla Giustizia si parla di Enrico Costa o di Jole Santelli. Poi si fanno i nomi di Michaela Biancofiore e Anna Grazia Calabria per lo Sviluppo Economico. In campo, per la Cultura, ci sarebbe anche Mariella Bocciardo, cognata del Cav, prima moglie di Paolo Berlusconi. Martedì a Palazzo Grazioli si è vista anche la Brambilla, in quota per ottenere una delega al Turismo (anche se la poltrona, secondo i rumors, sarebbe già "cosa" di Bernabò Bocca, il presidente dei Federalberghi). L'obiettivo, nel Pdl, è quello di tranquillizzare, subito, gli scontenti. Un'altra possibile soluzione di cui si vocifera è quella di "spedire" gli ex ministri dell'ultimo governo Berlusconi alle presidenze delle Commissioni che spettano agli azzurri. Altri nomi - Ma ci sono anche molti altri nomi che circolano. Per esempio Marco Minnitti, possibile come viceministro o settesegretario all'Interno, oppure sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo che già ricoprì nel governo D'Alema. Per i Servizi si vocifera di una possibile riconferma di Gianni De Gennaro. In lizza per i dicasteri economici anche Giampaolo Galli e Carlo Dell'Arringa. Se nella squadra di governo dovessero essere accolti anche ex pralamentari, si parla di un ritorno di Enrico Morando a un ministero Economico. Al Lavoro si fanno anche i nomi dell'ex Damiano (nel caso in cui non diventasse presidente di Commissione). Molto importanti anche le nomine di sottosegretario al cruciale ministero delle riforme: si fanno i nomi di Pino Pisicchio e di Gianclaudio Bressa (quest'ultimo, però, è in quota per la presidenza della commissione Affari Costitizuionali della Camera se al Senato non dovesse essere nominata Anna Finocchiaro). Infine ci sono i renziani pronti a entrare in rosa - Francesco Carbone, Andrea Marcucci, Matteo Richetti -, e i montiani Della Vedova e Carlo Calenda (braccio destro di Montezemolo) anche se, per loro, non è ancora chiaro quale potrebbe essere la poltrona giusta.

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