Tutta la verità sull'Imu:lo stop è già un pasticcio
È l'unico provvedimento davvero annunciato dal presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo discorso programmatico alle Camere: il blocco del pagamento dell'Imu sulla prima casa previsto per il prossimo mese di giugno. Su ogni altra proposta economica il premier ha fatto solo una dichiarazione di intenti, e tutto si poggia sul verbo «dovrebbero»: «misure ulteriori dovrebbero essere...». Per l'Imu sulla prima casa l'annuncio è più chiaro: «lo stop ai pagamenti di giugno». Un decreto legge simile a quello che normalmente si fa sugli sfratti: un rinvio di 90 (a settembre) o 180 (a dicembre) giorni del pagamento della tassa prevista sulla prima casa. Non si tratta affatto di quella abolizione che era la condizione posta dal Pdl per votare la fiducia al nuovo governo. Nemmeno un cenno all'ipotesi di restituire la tassa già pagata nel 2012, come aveva sostenuto Silvio Berlusconi. Dalle poche parole dedicate da Letta al tema si intuisce come il rinvio non preluda alla realizzazione della prima proposta del Pdl (abolizione per tutti), ed escluda la seconda proposta (restituzione di quanto già pagato). Letta ha motivato infatti il rinvio con la necessità di «dare il tempo a Governo e Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti». Sono parole in cui si specchia assai più la proposta fatta in campagna elettorale dal Pd e in parte da Scelta civica che non quella del Pdl. Pier Luigi Bersani sull'Imu aveva proposto infatti di alzare le esenzioni previste per legge per escludere i redditi più bassi e le abitazioni più povere: niente tassa sulla prima casa per chi pagava fino a 4-500 euro. L'idea di Letta di evitare il prelievo «soprattutto alle famiglie meno abbienti» è dunque in quell'alveo, e non in quello della proposta Berlusconi. Il rinvio del pagamento di giugno dunque non dice nulla di quel che avverrà, e l'impegno di Letta sull'Imu è sembrato assai timido, visto che ha già messo le mani avanti sulla riforma della tassazione dividendo le sue responsabilità con quelle «del Parlamento» con cui andrà decisa la riforma della tassa. Se la restituzione dell'Imu 2012 sulla prima casa e l'abolizione della stessa a partire dal 2013 fossero state una condizione ferrea del Pdl per votare la fiducia a Letta, con le parole di ieri Berlusconi avrebbe dovuto votare contro o al massimo astenersi. Cosa che non è avvenuta. C'è una differenza però fra il decreto legge annunciato da Letta per rinviare il pagamento Imu prima casa dal tradizionalissimo decreto di proroga degli sfratti. Di questi ultimi ne sono stati varati 28 in 33 anni (sempre in attesa di una legge), ed è stato facile farlo perché il costo ricadeva sui proprietari privati di quelle abitazioni. Quello sull'Imu avrà un costo fin dal primo giorno per le casse pubbliche. La tassa sulla prima casa vale circa 4 miliardi di euro, e quest'anno a differenza dello scorso quei soldi erano attesi dalle tesorerie dei Comuni. Con il blocco del pagamento i municipi rischiano di andare in crisi di liquidità e non potere pagare nemmeno più gli stipendi ai propri dipendenti. Questo rischio verrà scongiurato attraverso un'anticipo di liquidità concessa dal Tesoro ai comuni nei suoi conti correnti. In pratica: quello che era previsto per settembre verrà anticipato a giugno per non fare entrare in crisi i sindaci. Se il blocco dovesse durare fino a fine anno, sarà anticipata a settembre anche la liquidità prevista per dicembre. Avrà quindi un costo (sia pure di cassa e non di competenza) per lo Stato anche il semplice rinvio. Non solo: per i cittadini questo blocco sarà un'arma a doppio taglio. Perché dalle parole di Letta sembra escludersi che venga abolita l'Imu sulla prima casa per tutti. Qualcuno la pagherà anche dopo la riforma. E se oltre la prima casa ne avrà anche una seconda (o un ufficio), dovrà fare due volte a distanza di mesi le pratiche burocratiche, e magari pagare due volte la consulenza del commercialista. Per loro l'Imu 2013 alla fine costerà più di quello già pagato nel 2012. Perché allora questo rinvio che rischia di trasformarsi in un grosso pasticcio? Un po' per dare un minimo di sponda a Berlusconi che si era spinto così avanti da non potere più dire di no a un governo Letta. Un po' perché l'Imu non si può togliere se prima non si concorda la mossa con la Ue e con i suoi principali azionisti. E infine perché per avere questo via libera bisogna avere coperture ferree (Letta non crede a quelle proposte dal Pdl) o almeno la concessione comunitaria di un po' di flessibilità nei conti pubblici anche all'Italia, visto che la stessa cosa è stata strappata da Francia e Spagna. Per ora le premesse sono assai deludenti.