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Pd, Barca, Epifani, Fassina, Renzi,ora è guerra civile per la poltrona di Bersani

Letta fa il premier, ma il suo partito è allo sbando: tutti contro tutti. Trombati, delusi e sfidanti per l'ultima poltrona libera, quella di segretario

Ignazio Stagno
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  di Ignazio Stagno Enrico Letta ha il suo governo. Ma ha perso il Pd. Un minuto dopo il giuramento del premier in largo del Nazareno è stato dichiarato lo stato di guerra civile a colpi di frecciatine velenose. Chi è stato "trombato" dall'esecutivo, non entrando nella lista dei ministri ora ha un solo pensiero: prendere la segreteria del Pd, l'ultima poltrona rimasta al mercato degli scranni. La leadership del partito fa gola a tanti ed è guerra aperta.  Partito in Barca - Maurizio Barca, terminata la sua mesta e invisibile opera da ministro nel governo Monti aveva subito dichiarato la sua volontà di prendere il timone del Pd. Pochi giorni e si è reso conto di non avere i numeri per essere eletto segretario. Voleva impallinare Renzi, poi aveva proposto un ticket, lui segretario e il rottamatore candidato premier, ora invece non propone più nulla. Anzi si genuflette al cospetto di Renzi perchè ha capito che lui dentro tra i democratici conta davvero poco: "Renzi è uomo di estrema correttezza. Quando fa una battaglia, tutti sanno che l'ha fatta. Non è uno che si trincera nel segreto.Renzi ha capacità di leadership e di catalizzare coalizioni molto forti. Nel viso e nella parola mi ricorda lo spirito evocato da Saviano per spiegare come si è vinto il referendum in Cile: con il sorriso, senza retorica, guardando avanti, stimolando le energie di un Paese che crede di potercela ancora fare". Un peana per il sindaco di Firenze che sa di resa. Ma Barca e lo stesso Renzi devono guardarsi le spalle. Altri piddini sono pronti a brucire tutto in nome della segreteria.  Epifani, applausi al veleno - Uno di questi è Guglielmo Epifani. In una riunione concitata col gruppo del Pd alla Camera, Epifani ha tenuto banco. Si è preso gli applausi dell'assemblea (come quelli per Prodi al Colle) che sanno tanto di investitura da reggente del Pd fino al nuovo congresso. L'ex segeretario della Cgil parla di unità e coesione dentro il partito: "E' un passaggio difficile- dice- ma non ci si salva la faccia non votando la fiducia. Tra di noi dobbiamo essere piu' comunita'. Dobbiamo andare al passaggio più difficile mettendoci la faccia, non subendolo. Nessuno si salva uscendo dall'aula e serve più comunità fra di noi".  Fassina e la sua vendetta - A chiudere il cerchio delle lotte intestine nel Pd arriva di gran carriera il più deluso dei delusi, Stefano Fassina. Fatto fuori senza tante scuse dal governo ora pensa al Pd e studia da segretario: "Sulla mia esclusione dalla lista dei ministri cosa sia successo non lo so, ma ho dormito lo stesso. C'è un enorme lavoro da fare anche sul versante del partito, mi concentrerò su quello. Voglio concentrarmi sulla ricostruzione morale e intellettuale del Pd. Per me è questa la priorità.Sono uno che fa sempre gioco di squadra anche quando altri non lo fanno. L'assemblea nazionale deciderà le soluzioni e i tempi del congresso". Fassina dunque è pronto a consumare la sua vendetta. Aspetta il momento per saltare fuori e sterzare il Pd verso l'ala sinistra che ama tanto i vendoliani.  Gentiloni tifa per tutti - Occhio però al trombato dalle primarie a sindaco di roma, l'ex ministro Paolo Gentiloni. Anche lui vuole una fetta di Pd e fa il tifo per due, così tanto per restare in piedi qulunque cosa accada. Lui sceglie Epifani per la segreteria e Renzi per la premiership. Poi bastona duramente Bersani: "Non c'è dubbio che la linea di questi ultimi due anni abbia incrinato alcune caratteristiche che doveva avere il partito quando è nato. Il Pd deve tornare a fare il Pd: e questa responsabilità grava prima di tutto su Matteo Renzi". Chi vincerà la guerra sotterranea di largo del Nazareno? La tradizione del Pd è severa. Vincerà il miglior perdente.  

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