Governo, tensione tra Berlusconi e il Pd: braccio di ferro sui ministri
Procede, tra aperture e difficoltà, il lavoro per creare un governo. Epicentro delle trattative, oltre a Enrico Letta, è Silvio Berlusconi. Di ritorno dal Texas si è detto fiducioso sulla nascita dell'esecutivo, e ha spinto affinché nella nuova squadra ci siano volti nuovi e molte donne. Ma dopo il "miele" delle ore precedenti, è cresciuta la tensione. Le trattative sui ministeri - quello dell'Economia in particolare - sono serrate. Il Cav, al dicastero di via XX Settembre, vorrebbe Renato Brunetta, non il tecnico auspicato dal Qurinale. "Diritti da far valere" - Da parte del Pd, però, sul nome di Brunetta sono piovuti veti incrociati. Un atteggiamento che sta profondamente irritando Berlusconi. Al maldipancia del Cavaliere, inoltre, concorre il fatto che i democratici starebbero puntellando il governo Letta con altre presenze di rilievo: pare quasi fatta, per esempio, per Massimo D'Alema agli Esteri, mentre Luciano Violante viene dato molto vicino al ruolo di Guardasigilli. Berlusconi, ai suoi, ripete: "Il Pd ha già uomini suoi nelle quattro più alte cariche dello Stato. Abbiamo i nostri diritti da far valere". Il vertice - La linea da seguire, il Cav, l'ha tracciata nel corso di una riunione fiume con i vertici del Pdl. L'incontro, iniziato subito dopo il ritorno dal Texas, è durato per tutto il pomeriggio. Quartier generale dei lavori era Palazzo Grazioli, dove oltre all'ex premier e ad Angelino Alfano c'erano il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, il coordinatore, Denis Verdini, e il fedelissimo Gianni Letta. In mattinata Berlusconi aveva dichiarato: "Sui ministeri di Economia e giustizia non ci sono problemi veri. Certamente non possiamo pretendere un accordo al 100%, però ho sentito i miei molto confortati". Delle parole che, forse, a distanza di qualche ora, il Cavaliere non sarebbe disposto a ripetere.