Il figlio di Prodi: "Il Pd non è quello che ha pugnalato mio padre"
Giorgio parla a un convegno dei "resettatori" del Pd: "I traditori? Non conosco i nomi"
Nonostante le parole misurate rilasciate alla stampa, a Romano Prodi la mancata elezione al Quirinale brucia ancora. E brucia tantissimo. Lo si capisce anche dai taglienti attacchi al Pd che piovono dai fedelissimi del Mortadella. Su tutti, i fendenti di Sandro Gozi, fedelissimo dell'ex premier, che non ha esistato a definire "uno schifo" il governo di larghe intese che sta per essere varato insieme al Pdl. Ai prodiani si aggiunge l'ala movimentista del partito, capitanata da Pippo Civati e Laura Puppato, che furono i teorici pontieri con il M5S e che subito dopo il tracollo definitivo delle trattative con i grillini sono stati brutalmente scaricati. Non conosciamo i traditori - Ora però Prodi incassa una difesa a spada tratta tutta in famiglia. Chi parla è il figlio, Giorgio Prodi, che durante una riunione dei circoli di Bologna (dove impazza la corrente che si autodefinisce "resettatori" del Pd), ha commentato così l'affossamento della candidatura del padre: "Siamo molto più sereni così, passare anni e anni sotto i riflettori è faticoso". Ma quella di Giorgio Prodi è solo un'indifferenza apparente. Sui "traditori" non si sbottona: "Non credo mio padre li conosca, a me non l'ha detto. Lo schema è chiaro, ma le singole persone non si conoscono". Poi però insinua: "Diciamo che non è stato un colpo inaspettato". Quindi la stoccata finale: "Il Pd che si riunisce qui oggi è diverso da quello che lo ha pugnalato". 101 Razzi e Scilipoti - Uno degli attacchi più virulenti al Pd, e soprattutto a Giorgio Napolitano, lo scaglia però il prodiano di ferro Sandro Gozi che ospite a Un giorno da pecora ha commentato: "Napolitano? E' felicissimo di essere stato rieletto Presidente della Repubblica. Era un'operazione su cui lavorava da tempo e il fallimento della politica glielo ha permesso". Ma questa è solo la premessa. La carneficina a cui è stato sottoposto Prodi è dura da accettare, la ferita brucia ancora e l'astio nei confronti dei 'traditori' è profondo come non mai. E in quella ferita Gozi affonda il coltello: "Sono 101 Scilipoti e Razzi. E come fecero Scilipoti e Razzi, dovrebbero andarsene dal partito e fare un gruppo di 'responsabili': se ne vadano via dal PD". "Cosa le ha detto Romano Prodi dopo quella batosta?", chiedono i conduttori. Risposta: "L'ho sentito il giorno dopo e mi ha detto: tu sei troppo sorpreso Sandro, io li conosco meglio di te". La ferita brucia ancora, eccome se brucia. La faida che ha consumato il Pd è solo momentanenamente sospesa, pronta a riprendere con il voto di fiducia ad Enrico Letta e a consumarsi definitivamente con il prossimo congresso. Ormai è questione di giorni.