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Vendola: "Antifascismo come antiberlusconismo"

Nichi Vendola

Andrea Tempestini
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  Un mix perfetto: 25 aprile, Festa della Liberazione, e consultazioni per la formazione del governo di larghe intese. Tutto insieme. Tutto in contemporanea. Un boccone troppo goloso per l'anima rossa Nichi Vendola, fresco dello strappo col Pd, "reo" di aver accettato l'unica soluzione possibile (urne escluse): l'intesa con il Pdl. Al leader di Sel è toccato il primo colloquio con il premier incaricato, Enrico Letta. Terminate le chiacchiere - un breve incontro di pochi minuti - Vendola, nell'incontro con la stampa, ha rispolverato un vecchio ritornello: Silvio Berlusconi è fascista.  Banda nera - La sparata arriva con il consueto giro di parole e con l'inevitabile parallelo storico nel giorno in cui nelle piazze d'Italia rimbomba Bella Ciao: "Nel Comitato di Liberazione Nazionale convivevano diversità straordinariamente lontane e, per certi versi, inconciliabili - esordisce Nichi -. Ma solo un soggetto non c'era: i fascisti". Così il rosso Vendola a chi gli chiedeva di eventuali analogie tra il patto che i partiti fecero nel 1945 e l'attuale governissimo in incubazione. Semplice la deduzione: il Cavaliere e la "banda" Pdl sono i nuovi fascisti. Sono il "male assoluto" che dal "Cnl" di oggi deve sparire. "Se avessimo dovuto ispirarzi a quell'esperienza - puntualizza il governatore pugliese - erano altri gli alleati da cercare, visto che il nostro tema è uscire dal ciclo del berlusconismo". Il refrain è sempre lo stesso: il Pd, secondo Nichi, avrebbe dovuto continuare nell'improbabile inseguimento a Beppe Grillo. Tutto il resto è una sorta di fascismo 2.0, con buona pace del consenso raccolto dal Pdl alle ultime elezioni. Nichi, sveglia - La tirata vendoliana prosegue con quella che, di fatto, è una dichiarazione di guerra al nascente governo Letta: "Non c'è nessuna ostilità nei confronti della persona Enrico Letta, ma faremo una opposizione responsabile e non populista. Noi abbiamo stima e amicizia nei confronti di Letta, ma il recinto in cui si muove questo progetto è il contrario di quello delineato con Italia bene comune, che - ribadisce - voleva chiudere il ciclo ventennale del berlusconismo e aprirne uno nuovo, ma questa operazione è il contrario di quanto era scritto i quel documento". Qualcuno, forse, dovrebbe spiegare a Nichi che "quel documento", alla luce del Parlamento che è stato disegnato dal verdetto elettorale, è stato semplicemente bocciato dagli italiani.  

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