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Pd, Bersani: "Siamo un partito inservibile all'Italia, mi dimetto"

Il segretario attacca i vertici: "Siamo un autobus", tutti salgono per mettersi in mostra. "Di fronte alla responsabilità, non reggiamo"

Giulio Bucchi
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  di Claudio Brigliadori "Ad oggi, il Partito democratico è un partito inservibile per l'Italia". Peggio, un "autobus", un "ascensore" per chi vuole mettersi in mostra. Di fatto, il Pd non è più un partito. E' durissimo il discorso del segretario uscente Pierluigi Bersani, presentando e confermando le proprie dimissioni alla direzione nazionale del Pd a Roma. Fuori, in strada, c'è il caos: contestazioni, cori, polemiche. Dentro, un clima mesto e tesissimo. Con Matteo Renzi, in poltrona, ad ascoltare attento. E il sostegno garantito alle scelte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul futuro governo diventa quasi un dettaglio. "Dimissioni irrevocabili" - "Non voglio indagare sulla logica di quel che è accaduto. Le Monde titolava Colpito Prodi per affossare Bersani. Ma in Europa non sanno che abbiamo qua missili a testata multipla...", è l'esordio ironicamente amaro di Bersani, che poi continua: "Se ci sono dei responsabili, la responsabilità è dei responsabili. Cioè io. C'è un problema di fondo che va preso di petto prima degli esiti letali: per questo, senza esitazioni, confermo le mie dimissioni. E' un problema non nuovo rivelatosi in modo drammatico in questa fase". E' il cuore delle accuse di Bersani agli altri leader, più o meno occulti, del partito democratico. "Mai, dalla nostra nascita ad oggi, siamo stati messi di fronte a responsabilità nazionali. Si può dire tutto ma una cosa è indiscutibile: per la prima volta toccava e toccherà a noi dover dire per primi che cosa fare. Noi a questa prima prova non abbiamo retto e se non rimuoviamo il problema rischiamo di non reggere più". Il concetto è semplice: serve un "principio d'ordine", una gerarchia rispettata, una legge interna da rispettare. "Siamo inservibili per l'Italia" - Fino ad oggi, invece, il Pd è stato teatro di guerra per bande: "Insieme ad aspetti di anarchismo e feudalizzazione, c'è stato un problema di permeabilità e autonomia, fino a diventare inservibili per il paese. Quanto successo per il presidente della Repubblica non è un episodio, ma strutturale. E tutto questo avviene mentre il Paese è nei guai. Quale sarà il futuro di questo Paese se siamo inservibili noi? Vogliamo diventare un soggetto politico o uno spazio politico? Anche chi accetta un padrone lo sceglie. Se vogliamo diventare un soggetto politico, non è questione di pluralismo o tema generazionale: oggi siamo un autobus, un ascensore, un nido del cuculo. La metafora ce l'ha regalata Gherardo Colombo: "Chiedo la tessera per stracciarla". Cioè, entro in uno spazio per illuminare la mia soggettività. E se andiamo avanti così troveremo un circolo che glie la dà, la tessera, o un deputato che posta su Facebook la finanziaria prima di decidere come votarla". Bersani chiude però pensando in positivo, credendo nel "futuro di questo Paese". Servirà, come minimo, un altro centrosinistra.  

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