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Quirinarie, Emma Bonino era la candidata preferita dagli internauti

Emma Bonino

E' il risultato di un'analisi di 100mila tweet scambiati tra giovedì e domenica. Solo in seconda posizione Rodotà e, poco distante, Prodi

Sebastiano Solano
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"Lo vogliono gli italiani", "è il candidato della rete", "il popolo lo acclama". Più o meno con queste parole d'ordine Beppe Grillo ha sollecitato il Pd a votare Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica. Ma è davvero così? Davvero Rodotà sarebbe stato il capo dello Stato di tutti gli italiani? No, ovvio che no. Forse lo sarebbe stato durante il mandato, ma non prima. A meno che non si voglia far coincidere gli italiani con quelli presenti in Piazza Montecitorio il giorno del voto, o considerare i circa 40mila elettori delle Quirinarie come rappresentativi dell'intero M5s o, addirittura, dell'intero elettorato.  La Bonino era la preferita dal web - Ma Rodotà non era nemmeno il candidato della rete. Non che non fosse popolare tra gli internauti. Non lo era però abbastanza, c'era qualcuno prima di lui che, secondo un'analisi di 100mila tweet scambiati tra giovedì e domenica, era molto più popolare e apprezzato tra gli utenti: Emma Bonino. Rodotà, secondo questo studio, era la prima scelta del 25,3% degli utenti di twitter. La Bonino raccoglieva invece il consenso del 30,3% degli internauti. Voti virtuali, che valgono quello che valgono, ma comunque molto utili a smentire il luogo comune di Rodotà come candidato della rete.  L'obiettivo di Grillo: spaccare il Pd - Addirittura, nemmeno Romano Prodi, arrivato tra gli ultimi alle Quirinarie, era così inviso ai twittaroli: l'ex-leader dell'unione piaceva al 24,3% degli utenti, una percentuale vicinissima a quella incassata da Rodotà, superiore di appena un punto. Ad ogni modo, sulla Bonino magari no, poichè anche nel Pd erano in molti quelli restii a votarla, ma su Prodi un compromesso tra Pd e M5s si poteva trovare. Ma Grillo, che intimamente ha sempre voluto, auspiacato e infine ottenuto una spaccatura del Pd, non poteva permetterselo. Di governare, di risolvere i problemi del Paese non gliene importa poi più di tanto. Il suo scopo è quello di eliminare i partiti, certo, ma in primis il Pd, con cui in fondo si disputano la stessa parte di elettorato. E non si può dire che non abbia raggiunto il suo obiettivo.

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