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Basta anti-berlusconismoNapolitano stronca BersaniE minaccia: riforme o vado via

Monito ai partiti: "Serve collaborazione, nessun paese è governato da una sola forza". Ai grillini: "Sbagliato contrapporre piazza e politica"

Matteo Legnani
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Una bastonata a vent'anni di anti-berlusconismo. E in particolare alla strategia seguita negli ultimi due mesi dal segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani, che ha sempre chiuso occhi e orecchie alle ipotesi di un governo di coalizione con il Pdl, nonostante le offerte di collaborazione provenienti dal centrodestra e gli inviti a un'apertura provenienti dall'interno dello stesso Pd. ''Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto -se si preferisce questa espressione- si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni" ha detto il presidente della Repubblica. "Essi indicano tassativamente la necessita' di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese piu' ampie, e cioe' anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilita' istituzionale. D'altronde, non c'e' oggi in Europa nessun Paese di consolidata tradizione democratica -ha concluso Napolitano- governato da un solo partito -nemmeno piu' il Regno Unito- operando dovunque governi formati o almeno sostenuti da piu' partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti". Quello di Napolitano è stato un discorso improntato al superamento delle differenze, delle divisioni, delle barriere. "Se troverò le forze politiche ancora sorde sul tema delle riforme (come quella della legge lettorale, ndr), non esiterò ad andarmene". Basta, dunque, parlare di inciucio. Basta demonizzazione dell'avversario, specialità nella quale la sinistra ha eccelso in questi ultimi vent'anni. "A 56 giorni dalle elezioni del 24 e 25 febbraio si deve senza indugio procedere alla formazione dell'esecutivo" ha aggiunto Napolitano. "Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente -ha sottolineato il Capo dello Stato- non tocca dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall'articolo 94 della Costituzione: un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorita' e la prospettiva temporale che riterra' opportune". Poi il Capo dello Stato si è rivolto alle "nuove" forze politiche, con un richiamo al Movimento 5 stelle. Pur non citando il partito di grillo (che aveva fortemente criticato la sua rielezione), Napolitano ha detto di apprezzare "l'impegno con cui ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta: quella e' la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento''. Poi un riferimento alla rete, che tanta parte ha avuto nelle vicende politiche anche di questi ultimissimi giorni: "Non puo' reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben piu' di un secolo e ovunque i partiti. La Rete - spiega il presidente - fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilita' individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'e' partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del metodo democratico''.

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