Quirinale, il giuramento di Napolitano: "Ho accettato perché rischi senza precedenti"
Napolitano richiama il Parlamento alla necessità di riforme: "Se assisterò ancora alla sordità dei partiti, ne trarrò le conseguenze"
di Claudio Brigliadori Il giuramento di Giorgio Napolitano a Montecitorio si trasforma in un processo ai partiti. "L'Italia ha corso rischi senza precedenti, ho accettato perché mi sono identificato con le sorti del Paese", ha spiegato il presidente della Repubblica rieletto sabato con 738 voti e una larga maggioranza. Ma quando il Parlamento, eccetto il contingente del Movimento 5 Stelle, lo applaude, lui li riprende: "Non considerate i vostri applausi come indulgenza, dovrò essere franco: se mi troverò di fronte ad assurdità come quelle appena passate non esiterò a trarne conseguenze dinanzi al Paese". Leggi il discorso integrale di Giorgio Napolitano Presidente commosso - "Un appello che ho ritenuto di non poter declinare - per quanto potesse costarmi l'accoglierlo - mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese": così Napolitano ha definito la richiesta dei partiti di restare sul Colle. Rielezione mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dalla Costituzione che, come ha sottolineato lo stesso presidente, ha lasciato "schiusa una finestra per tempi eccezionalì". Molto ha pesato anche il sentimento di "affetto" e "stima" avvertito "verso l'Istituzione che ho rappresentato", spiega un Napolitano commosso. Parte l'applauso scrosciante dell'Aula, ma proprio da questo momento inizia la serie di accuse pesantissime di un presidente visibilmente adirato. Frustate ai partiti - "A questa prova non mi sono sottratto - spiega -. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità". Gli onorevoli e i delegati regionali apprezzano, peccato che ogni due concetti uno sia diretto a demolirli senza pietà. Quando Napolitano cita le "campagne denigratorie" contro la politica, per esempio, poi li avvisa: "Questo applauso non abbia le caratteristiche dell'autoindulgenza". Il presidente-bis ce l'ha con "i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell'amministrazione" e con "i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme". "Imperdonabile - entra nel merito - resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005". "Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana". Quindi la minaccia: "Ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese". In ogni caso, sono le sue parole conclusive, "resterò finche lo richiederà la situazione del Paese e lo consentiranno le mie forze". Di 88enne, è bene ricordarlo. Subito un governo: "Martedì le consultazioni" - "Ora bisogna passare ai fatti", incalza il presidente. E il senso è chiaro: un governo il prima possibile."A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio, dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato - si deve senza indugio procedere alla formazione dell'Esecutivo". Che molto probabilmente, sarà presieduto da Giuliano Amato. Lo si saprà presto. visto che come annunciato dal Quirinale le consultazioni inizieranno martedì 23 aprile. Il programma, in parte, lo ha già dato Napolitano perché di fatto sarà un governo del presidente: riforme costituzionali, "attenzione alle pulsioni eversive", "colpo di reni per il Mezzogiorno" (e qui i leghisti non applaudono), misure per alleviare la "disperazione delle imprese". In materia economica, un messaggio chiaro: "Nel giudicare l'operato del governo Monti serve equilibrio". Come dire: non si può buttare via tutto quanto fatto dall'esecutivo dei professori, perché la linea dovrà essere quella. Sì alle larghe intese - L'altro punto cardine del discorso "programmatico" di Napolitano riguarda i rapporti tra i partiti. Invita i 5 Stelle a non esasperare la "contrapposizione tra Parlamento e la piazza, reale e virtuale". E tira la giacca alla sinistra e a Bersani, quando invita a non chiudere a priori all'avversario, cosa fatta per settimane dopo il voto (e per anni, prima) dal segretario Pd. "Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche". E' anche per questo atteggiamento che Napolitano è stato costretto a rimanere al suo posto.