Pd nel caos: nessuno vuole prendere il posto di Bersani
di Sebastiano Solano Il Pd ormai procede in ordine sparso. Non sono più Pierluigi Bersani e Matteo Renzi a monopolizzare lo scontro e tutti gli altri ad affiliarsi ad una delle due fazioni in lotta. L'addio del segretario ha lasciato senza punti di riferimento stabili molti dirigenti, un po' come successo dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989: prima di quella data, ognuno poteva riconoscersi in una delle due chiese ideologiche; dopo, il caos. Allo stesso modo, alla libertà di scelta esercitata durante il voto per il presidente della Repubblica fa contraltare ora la confusione, lo scoramento. Sono in molti a brancolare nel buio. Franceschini e Fioroni implorano Bersani - E sono in molti a chiedere a Bersani di rimangiarsi le dimissioni o di accompagnare il partito fino al prossimo congresso, tra cui Dario Franceschini e Beppe Fioroni, preoccupati di perdere le posizioni di potere acquisite nel partito. Nessuno ha voglia di portare la croce che fu del segretario, da qui la preghiera a ritornare sui suoi passi. L'unico modo per evitare la debacle totale del partito ha infatti un solo nome: Matteo Renzi, il rottamatore, che ci metterebbe un non nulla a farli fuori come fatto con Massimo D'Alema e Walter Veltroni. Il sindaco di Firenze, pur uscito sconfitto dalla corsa per il Quirinale, un risultato l'ha ottenuto: Bersani e la Bindi si sono dimessi. Rottamati. La corsa di Renzi - Dall'altra parte, Renzi si sta ormai da un po' preparando per la campagna elettorale: vuole tornare al voto, freme, ma sa che comunque lo si chiami un governo di larghe intese nascerà. La sua speranza ora è che duri poco, un annetto al massimo. L'unica decisione da prendere riguarda le modalità attraverso cui arrivare al governo del Paese: scalando il Pd attraverso la conquista della segreteria o tessere la tela e farsi candidare direttamente alla premiership del centrosinistra. Sotto le sue insegne sono pronti a convergere veltroniani, dalemiani e giovani turchi. Renzi, insomma, è l'ultimo treno per tutti. Soprattutto, paradossalmente, per quelli che l'hanno semrpe disprezzato. Vendoliani e grillini del Pd in attesa - La sinistra-sinistra del Pd, invece, attende di capire cosa faranno Nichi Vendola e Fabrizio Barca. I filo-grillini alla Pippo Civati difficilmente lasceranno il Pd a breve. Potrebbero essere tenuti a bada con la nomina di qualche grillino nel futuro governo. Nel frattempo, ogni corrente gioca la propria partitia come se il Pd non esistesse più: Matteo Orfini e i giovani turchi lanciano stali contro il governo con il Pdl. Barca ha invece già inziato prima dell'elezione di Napolitano al Colle sostenendo Stefano Rodotà. Laura Puppato è data in fase di trasloco verso Vendola, che nel frattempo ha già buttato a mare l'alleanza con ilPd. La resa dei conti finale è attesa per il congresso del partito, tra dieci giorni circa.