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Renzi vuole rifondare il Pd: "Tra un anno si vota e io sarò premier"

Matteo Renzi

Eliana Giusto
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Matteo Renzi è pronto. "A rifondare il Pd", a "candidarmi". "Non so come, non so quando", dice in una intervista a Repubblica il sindaco di Firenze (che domani martedì 23 aprile parteciperà alla riunione della direzione del Pd, convocata per avviare la fase congressuale del partito dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani), "ma io ci sono. Non sono in cerca di una seggiola. Io in questo partito ci sono e ci resterò con Fassina e Orfini. Bersani ha vinto le primarie ma la sua linea è stata sconfitta. Il partito vuole vincere con una linea diversa? Io ci sono. Vuole cambiare l'Italia? Allora cambiamo il partito per cambiare l'Italia e io ci sono. Rifondiamolo con un riformismo che scalda i cuori, con un'anima". domani parteciperà alla riunione della direzione del Pd, convocata per avviare la fase congressuale del partito dopo le dimissioni del segretario Pierluigi Bersani e di tutta la segreteria.   Gli obiettivi - Questo esecutivo, auspica Renzi, "deve durare il meno possibile. Diamoci un tempo. Sei mesi o un anno". In questo periodo è necessario "non perdere giorni preziosi" e "indicare le priorità". Che sono: il lavoro, la legge elettorale, i tagli. "Bisogna semplificare e sburocratizzare. Si semplifichi la normativa sul lavoro, si proceda con gli sconti fiscali per i neo assunti. La riforma Fornero è un papocchio, non ha agevolato alcunché", spiega Renzi. "Quando si inizierà a parlare dei 450mila disoccupati allora tutto si potrà risolvere". Altra questione: "Taglio netto non ai costi ma ai posti della politica. Via il finanziamento pubblico dei partiti. Trasparenza nelle spese. Abolizione delle province, lotta all'evasione fiscale". Pd "leader" - Per fare questo il Pd deve dimostrarsi "leader". Deve smettarla di "rincorerre" ed iniziare a "guidare". Perché il problema non sono le "larghe intese o Berlusconi". "Non mi preoccupa il Pdl", sottolinea Renzi, "con loro abbiamo già fatto un governo. Pensiamo a quello che si deve fare". "L'importante ora è fare qualcosa per gli italiani. Le mia ambizioni sono meno importanti del successo del Paese. L'Italia viene prima". Il futuro del partito - Renzi apre anche a Fabrizio Barca: "Non ho capito il suo progetto. Ci vedremo. Io voglio un partito che coinvolga le persone e le speranze ideali. Un partito concreto. Su questo anche Barca ben venga". Nichi Vendola, invece "è fuori". "Ha sbagliato sul Quirinale. Inaccettabile insistere su Rodotà  davanti alla disponibilità di Napolitano che ha dimostrato un grandissimo senso di responsabilità". "Apra un cantiere a sinistra. Una formazione alla mia sinistra non mi fa paura". "Gli ho mandato un sms. Gli ho detto: teniamoci in contatto. Mi ha risposto dicendomi che stava per spedirmi lo stesso messaggio".  Il semipresidenzialismo - Quanto a Prodi, specifica: "Il killeraggio nei suoi confronti è venuto da parte degli ex popolari e degli ex Ds. Spero che sia l'ultima volta che un Capo dello Stato venga eletto in questo modo". "Io sono per il sindaco d'Italia", conclude. "Per l'elezione diretta. Il sistema semipresidenzialista è un punto di riferimento di larga parte della sinistra, perché non da noi?". Certo, ci vuole "una modifica costituzionale" e non si sa se "quest'anno ce la faremo". 

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