Piemonte, inchiesta sulle spese pazzeindagato Cota che si difende:"Ho già chiarito tutto"
Il governatore ha già chiarito la sua posizione ai pm. Gli inquirenti contestano spese per briglie di cavallo e sottofiletto
"La Procura di Torino nell'ambito dell'indagine sulle spese dei Gruppi Consiliari Regionali avviata lo scorso settembre 2012, mi ha inviato un avviso di garanzia contestandomi alcune spese relative alla mia attività politica di Consigliere Regionale. Mi sono già recato spontaneamente dai Pubblici Ministeri per chiarire la mia posizione e sarò in qualsiasi momento a loro totale disposizione per ulteriori necessità". Così il governatore del Piemonte, Roberto Cota risponde alla notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati. "Ho sempre sostenuto in proprio la maggior parte delle spese per lo svolgimento dell'attività Politica - precisa - ho utilizzato risorse del Gruppo Regionale per importi irrisori e nel rispetto di prassi consolidate, riducendo al minimo ogni esborso di denaro pubblico. La mia segreteria ha applicato ed interpretato una legge che esiste da decenni. Sono stato tra i promotori della nuova e attuale normativa introdotta in Piemonte che ha praticamente azzerato i finanziamenti ai Gruppi Regionali e disposto una drastica riduzione dei costi della politica. "Non un solo euro - conclude - è finito sul mio conto corrente, ed in questo senso la Procura non ha mosso alcuna contestazione. Confido che la mia posizione verrà chiarita e sarà accertata la mia totale buona fede. La Regione versa in un momento difficile, è mio dovere restare ed affrontare con senso di responsabilità istituzionale questo momentodi grande disagio sociale”. Spese pazze - Le briglie del cavallo, i pneumatici per l'auto, borse griffate e gioielli, ma anche panettoni e champagne, oltre a un sottofiletto, e a un vassoio d'argento come regalo di nozze: sono alcune delle "spese pazze" finite sotto la lente di ingrandimento dei pm torinesi che indagano sui rimborsi spese dei gruppi del Consiglio regionale del Piemonte. Molti i rimborsi per pranzi al ristorante e trasporti, tra questi ultimi anche dei buoni benzina per andare alla manifestazioni No Tav. I magistrati nei prossimi giorni sentiranno tutti i 52 indagati coinvolti cui chiederanno contro delle spese, in taluni casi evidentemente personali, in altri generiche e quindi da valutare caso per caso. Ammonta a circa 900mila euro il totale dei rimborsi dei consiglieri regionali del Piemonte tra il maggio 2010 e il settembre 2012 sotto la lente di ingrandimento della Procura di Torino che oggi ha inviato 52 avvisi di garanzia. L'ipotesi di reato che va per la maggiore è il peculato ma ci sono anche episodi in cui viene contestato il finanziamento illecito ai partiti e la truffa. Secondo indiscrezioni non sarebbero toccati dall'inchiesta solo sette singoli consiglieri ma coinvolti tutti i gruppi. Tra gli indagati nell'inchiesta sui rimborsi dei gruppi del Consiglio regionale del Piemonte, ci sono anche i due ex consiglieri, oggi parlamentari del Pd, Stefano Lepri e Mino Taricco. Non hanno ricevuto oggi l'avviso di garanzia perchè si trovano a Roma per l'elezione del presidente della Repubblica. Lo riceveranno lunedì. Coinvolto anche il M5s - Un inchiesta che ha colpito tutti i partiti, insomma, persino il M5s: tra gli indagati figurano infatti i due grillini Davide Bono a Fabrizio Biolè (uscito poi polemicamente dal gruppo ed entrato ora nel gruppo misto). Ai due viene contestato il reato di peculato: avrebbero usato i buoni benzina per partecipare alle contestazioni contro la Tav in Val di Susa.